Sacchi della spazzatura, perché
così "sono considerati i corpi dei migranti che in terra di
Croazia vengono picchiati, umiliati e violentati prima di essere
respinti", o abiti neri e un foulard rosso attorno alla testa
come le madri di Plaza de Mayo, trasferendo simbolicamente
l'esperienza argentina a quella della rotta balcanica. Si sono
presentate vestite in questo modo alcune delle oltre cento
persone che questo pomeriggio in piazza della Libertà a Trieste
hanno preso parte alla manifestazione organizzata
dall'associazione 'UnitedCultures', che ha aderito al manifesto
'Un ponte di corpi' promosso dall'attivista dell'associazione di
volontariato e assistenza ai migranti Linea d'Ombra, Lorena
Fornasir.
"Costruiamo idealmente con i nostri corpi un ponte simbolico di
attraversamento della frontiera, per denunciare le continue
violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che
tentano di raggiungere via terra o via mare un luogo in cui
poter vivere con dignità", ha affermato Maria Luisa Paglia di
UnitedCultures.
"Il nostro è un grido muto - ha concluso Paglia - ma di grande
di solidarietà nei confronti delle persone bloccate nella
pattumiera umana della Bosnia".
Oltre a Trieste, sono state diverse le piazze in tutta Italia e
in alcune città europee dove si è manifestato per lo stesso
motivo
Riproduzione riservata © Copyright ANSA