(di Francesco De Filippo)
ANGELO PIERO CAPPELLO, "STUDI SU
GESU'" (IANIERI EDIZIONI, PP 197, EURO 16). Urge uno iato
nell'immagine di Gabriele d'Annunzio, una frattura tra il
personaggio 'superomesco' affetto da costante priapismo, ormai
permeato nel pensiero pubblico, per rielaborare lo scrittore.
"Studi su Gesù. Appunti, Taccuini, Parabole" di Angelo Piero
Cappello, non è solo l'inedita collazione di quanto lo scrittore
scrisse sul tema cristologico: frammenti di scritture, parabole,
articoli, appunti, taccuini vari, che avrebbero dovuto
ricostruire la vita di Gesù, è lo scambio che fa deviare la
critica del personaggio verso l'artista; l'esteta velleitario
verso l'estetica.
Nella Prefazione Giordano Bruno Guerri parla di scrittore
"ancora ingiustamente 'travolto' dal personaggio che volle
creare". Ma erano altri tempi: la mitopoiesi dell'uomo impavido
e dominatore della natura infiammava gli animi e d'Annunzio in
quei sommovimenti ci navigò. Oggi, spente le fiamme,
depositatesi le ceneri, si passa al setaccio l'uomo.
"Da decenni siamo impegnati, filologi e studiosi, in questo
tentativo, ma purtroppo d'Annunzio ha attraversato il '900 come
personaggio - spiega Cappello, oggi direttore del Centro per il
libro e la lettura del Ministero per i beni culturali - Dunque,
a scuola è l'uomo con due costole in meno, per gli altri il
trasvolatore su Vienna, l'uomo della beffa di Buccari, il pazzo
furioso che guidò l'Italia in guerra e antesignano del
fascismo". Invece? "Invece è uno sperimentatore in tutte le
tipologie di scrittura: dal diario intimo - pratica comune del
'900 - all'articolo di terza pagina, al romanzo senza storia
cronologica. E' stato un letterato che ha sperimentato tutto
senza paura di essere catalogato e che ha lasciato aperte le
strade del '900".
Il libro è un lavoro antologico sul rapporto dell'artista con
la religione, è uno squarcio nella figura di d'Annunzio. Non è
un lavoro inedito poiché alcuni libri sono stati pubblicati su
questo argomento, "soprattutto sull' atteggiamento verso il
francescanesimo, che fu uno dei suoi pallini", chiarisce
Cappello. Tra le foto pubblicate nel volume, una ritrae il poeta
con due padri trappisti nel corso di una visita al Monastero di
Maguzzano. D'Annunzio era "attratto da tutta la materia che
riguarda quella sorta di mitologia, ritualità della povertà, la
scelta del dialogo diretto con la natura". Non è inedito ma
raccoglie scritture sparse in volumi vari e pubblicazioni;
riconoscendone una comune linea d'ispirazione. Per tutti, non
solo esperti.
Non la religione in genere attrasse d'Annunzio, che fu sempre
ateo, ma il tema cristologico, il "Galileo", l'uomo/Dio. A lungo
progettò di scrivere una vita di Gesù ma non realizzò l'idea. E
comunque, per dovere di cronaca, le sue opere sono state
nell'indice dei libri proibiti fino al 1966. Scrupoloso, aveva
studiato la Bibbia, i vangeli apocrifi e copti. "Più volte aveva
tentato di avere in visita al Vittoriale Padre Pio, gli aveva
inviato un biglietto, 'mio fratello' lo chiamava", rimarca
Cappello. Non si sa se il santo di Pietrelcina sia andato.
Blasfemo forse nel suo approccio: riscrisse tre parabole - delle
vergini fatue e prudenti, dell'uomo ricco e del povero Lazaro, e
del figliuol prodigo - rivoltando la morale evangelica. Non il
soffrire oggi per essere premiato dopo la morte, ma il godere in
vita poiché nulla c'è dopo la morte. "Non v'è dio, se tu non sei
quello", sintetizzò, lapidario.
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