Avevano ideato, condiviso ed
esibito sui social lo slogan "Centro stupri". Lo avevano scritto
su alcune T-shirt indossate durante una cena a San Daniele del
Friuli lo scorso e giugno e lo avevano usato per riservare un
tavolo in una discoteca di Lignano. Successivamente erano stati
indagati: per loro, otto giovani friulani, erano stati
ipotizzati i reati di istigazione a delinquere e propaganda e
istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale.
Ora, esaminata la documentazione raccolta e valutata l'assenza
di elementi penalmente rilevanti nelle condotte contestate, la
Procura di Udine ha chiesto al gip di disporre l'archiviazione
del procedimento. Lo riporta il Messaggero Veneto.
Il caso, scoppiato l'estate scorsa, aveva suscitato sdegno
sui social e tra l'opinione pubblica. Il procuratore aggiunto,
oggi facente funzioni, Claudia Danelon, ha valutato il materiale
raccolto dal personale della Digos, tra audizioni e copia delle
chat e delle immagini presenti sui social e sui telefonini degli
indagati, e ha ritenuto di non rinvenire - ricostruisce il
quotidiano - un feedback negativo ai comportamenti, pur
riprovevoli, dei ragazzi. Non, quantomeno, nei termini di
"potenzialità di rischiosità" richiesti dalla giurisprudenza ai
fini della configurabilità delle fattispecie ipotizzate.
Entrambe sostenibili solo in presenza di un "rischio effettivo"
di consumazione di altri reati. Il pm ha infine riscontrato
"un'immediata reazione contraria e dissociativa da parte dei
ragazzi".
Il titolare della discoteca - riferisce ancora il Messaggero
Veneto - agli otto chiederà un risarcimento per perdite e danni
di immagine per un totale di 950 mila euro.
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