La corona di fiori dei sindacati,
la benedizione del sacerdote di Servola, i discorsi del
sindacalista, dell'operaio, del politico. Come ogni anno,
davanti al cippo con i nomi dei lavoratori della Ferriera caduti
per la Liberazione, sormontato dalla stella rossa, nell'area
dello stabilimento siderurgico, si è svolta la cerimonia
commemorativa per il 25 Aprile. Per la prima volta però, si è
tenuta nel silenzio irreale dell'impianto in smantellamento e
non nel fragore dell'attività siderurgica in funzione.
Probabilmente, l'ultima commemorazione in Ferriera: l'area,
smontati gli altoforni, avrà una destinazione logistica.
"Dalle fabbriche si levarono le proteste contro un regime che
ci aveva trascinato in guerra. Oggi il nemico non ha una divisa
e un mitra, è più subdolo, è la pandemia, ma è anche il virus
dell'odio, che dobbiamo sempre tenere a bada. Gloria ai caduti",
ha indicato Antonio Rodà della Uilm parlando a nome della
Confederazione.
Gli ha fatto eco Andrea Svic, operaio storico dello
stabilimento, Capo officina centrale, che, sottolineato il
sacrificio di tanti, italiani e sloveni, ha invitato a
"salvaguardare il lavoro, in Italia e in Europa. Vigileremo - ha
ammonito - perché i fondi attesi dall'Europa rilancino il
lavoro", inteso anche come strumento di "uguaglianza".
Infine, prima della benedizione "ai lavoratori caduti durante
la guerra" del vice parroco di Servola, don Domenico De Filippi,
è intervenuta la senatrice Tatjana Rojc (Pd) la quale, citato
Antonio Gramsci, ha ricordato che proprio "qui furono trovate le
ceneri umiliate" delle vittime della Risiera di San Sabba, di
cui i nazisti volevano disfarsi. Per la parlamentare, "il rosso
del nastro della corona, della stella, sono intrisi del sangue
versato", sottolineando che "oggi è necessaria una resistenza
nuova: difendere le categorie dei più deboli, non abbandonare
chi è rimasto senza certezze, come i nostri lavoratori della
Ferriera". A breve, ha concluso, "questo gigante di ferro sarà
solo un ricordo".
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