"Abbiamo deciso di giungere a un accordo non perché ci sentissimo in difetto, ma perché la pressione mediatica abilmente orchestrata e che raramente riportava con pari dignità le due versioni delle parti in causa, si era fatta insostenibile e non permetteva più di vivere serenamente": lo ha fatto sapere, all'ANSA, Franco Rossato, presidente del Volley Pordenone, riferendosi alla vicenda della pallavolista Lara Lugli.
"Secondariamente, abbiamo accolto la richiesta della Federazione Italiana Pallavolo, presso la quale svolgiamo attività da oltre quarant'anni - ha aggiunto -. Proseguire in uno scontro nel quale la Federazione non c'entrava avrebbe danneggiato in primis lo sport che amiamo, la pallavolo. Siamo giunti ad un accordo pro bono pacis e per tornare al quieto vivere".
"Corre però l'obbligo di precisare alcune cose - ha proseguito Rossato -: Lara Lugli non è mai stata licenziata. Una volta incinta non poteva più svolgere l'attività sportiva. Va precisato che il rapporto che la legava alla società sportiva non era di tipo lavorativo, e finchè non verranno emanate leggi apposite in merito la situazione resterà sempre così, ma dilettantistico e prevedeva rimborsi spesa e premi legati all'effettivo svolgimento di allenamenti e partite. Per questo la società sportiva riteneva di averla già pagata regolarmente per l'opera prestata. E' dunque improprio sostenere che la società "ha pagato gli arretrati".
"Il rapporto era regolato da una scrittura privata sottoscritto dalla Società sportiva e dall'atleta. Detta scrittura è stata presentata dall'atleta stessa per tramite del proprio agente - entra nei dettagli del contratto -. Va precisato che la clausola che prevedeva il recesso in caso di maternità non è stata inserita dalla società sportiva ma dalla giocatrice per tramite del proprio agente".
"La società "non ha citato in giudizio chiedendo danni all'atleta" ma ha fatto opposizione ad un decreto ingiuntivo che riteneva ingiusto - ha concluso Rossato -. Sicuramente sono state utilizzate argomentazioni pesanti che hanno ottenuto una reazione della giocatrice che ha reso pubblica la vicenda tramite i social. Resta il fatto che non è mai stato chiesto a Lara un danno economico. Fa specie però constatare che anche da parte della politica ci siano state esternazioni, talvolta prive delle più banali conoscenze del diritto o del mondo dello sport in generale, che facevano ricadere sulle società o sulle istituzioni sportive, il problema della legislazione in merito ai lavoratori sportivi".
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