Nutre la speranza che il suo romanzo
"Il Re Ombra", uscito per Einaudi quest'anno in italiano dopo
l'edizione in inglese, possa aiutare "a far parlare di più delle
famiglie e dei legami familiari correlati alla guerra d'Etiopia
del 1936, per cominciare a ricostruirli nel contesto di quello
che è successo allora in Etiopia e, in Italia, anche alla
popolazione ebraica, visto che le cose sono avvenute in
contemporanea". Lo ha detto ieri la scrittrice etiope Maaza
Mengiste, protagonista del terzo appuntamento di Vicino/lontano
On, in streaming sui canali social di vicino/lontano, il
festival sul tema "Distanze" in programma a Udine dal 1° al 4
luglio. L'autrice di "The Shadow King", romanzo ambientato
durante la Guerra d'Etiopia, finalista Booker Prize 2020,
vincitore del 15° premio Gregor Von Rezzori, è stata
intervistata da Sergia Adamo, docente di Letterature comparate e
Teoria della letteratura all'Università di Trieste.
"Io imparo, ascoltando tanti italiani che condividono le
storie dei loro familiari con me - ha aggiunto Mengiste - e
anche se il libro è finito, non ho chiuso questa storia e penso
che questi scambi e conversazioni siano solo all'inizio". Il
romanzo, ha spiegato, che racconta le donne d'Etiopia in guerra
e la guerra vissuta dalle donne, "arriva quando c'è già un
dibattito in Italia su quella pagina di storia, e io mi sento
onorata di potervi partecipare".
Mengiste, nata ad Addis Abeba, ma residente a New York dove
insegna scrittura creativa, ha poi sottolineato il suo debito di
gratitudine verso tante studiose e studiosi italiani che hanno
indagato la storia d'Africa e d'Etiopia, e anche verso alcune
scrittrici. "Come Toni Morrison - ha detto - o la croata Daša
Drndić: il suo libro "Trieste" è nel profondo del mio cuore.
L'ho incontrata poco prima che morisse - ha raccontato Maaza -,
mi ha dato un consiglio su come descrivere la violenza della
guerra, siamo da allora rimaste in contatto e il nostro incontro
e la conversazione sulla 2/a guerra mondiale e su Mussolini - ha
svelato - è finito nel suo ultimo romanzo". Della presenza delle
donne negli eventi bellici, Mengiste ha sottolineato che "è
molto antica, ma tendiamo a dimenticarcelo sempre quando si
scrive la storia ufficiale". Sulla forma del suo libro,
l'autrice ha detto di aver voluto creare un romanzo "che nella
struttura mimasse il comportamento della memoria: che c'è una
narrazione centrale, ma si aggiungono costantemente altre voci
fuori campo, le voci degli africani che non volevo andassero
perdute".
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