Anche storie ambientate nelle
terre del profondo Nord Est sono contenute nel nuovo libro di
Paolo Rossi, dal titolo "Meglio dal vivo che dal morto"
(Solferino, pp. 288, euro 16), presentato oggi a Trieste,
all'Antico Caffè San Marco, dall'autore assieme allo scrittore
Pino Roveredo.
Nonna di Fiume, genitori di Monfalcone (Gorizia), per Rossi
i ricordi legati ai luoghi racchiusi tra Trieste, dove ora
abita, e dintorni hanno offerto diversi spunti per i racconti
scritti prima e durante il lockdown: "Ho avuto la fortuna di
avere grandi maestri, come Gaber, ma è qui, da ragazzino, dove
ho ascoltato diverse idee, storie, conflitti - la mia famiglia
era divisa in fazioni - che penso di aver imparato la maniera
più corretta per toccare con una storia chi la legge o ascolta,
anche da lontano".
Rossi si è soffermato anche sulla situazione pandemica: "Non
è questione di essere ottimisti o pessimisti, ma di approfondire
seriamente certe notizie, ma non per mala informazione, ma
perché questa è una situazione come un diamante a tante facce, è
un sistema complesso. L'importante per me è fare teatro, anche
non in luoghi teatrali, perché il teatro non è solo un luogo di
cultura ma anche di incontro e relazioni sociali".
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