Salvare la vita ai malati
oncologici proteggendo il cuore. E' l'obiettivo di un progetto
avviato a Trieste e i cui primi esperimenti preliminari,
condotti da clinici e ricercatori, appaiono "promettenti".
In Italia i tumori rappresentano la seconda più comune causa
di morte con circa 360.000 nuovi tumori diagnosticati ogni anno.
Chemio e radioterapia rappresentano la prima scelta di
trattamento per molti di questi casi, ma il loro utilizzo è
limitato dal rischio di complicanze cardiovascolari e scompenso
cardiaco. Alcuni tra i più utilizzati agenti chemioterapici sono
gravati da effetti avversi a livello cardiaco, persistenti e
irreversibili, che impediscono talvolta di portare a termine il
trattamento antineoplastico. Nel laboratorio di Medicina
molecolare dell'Icgeb sotto la direzione di Mauro Giacca è stato
sviluppato un nuovo metodo di screening per identificare
direttamente in vivo nuove molecole cardioprotettive utilizzando
vettori virali adenoassociati (AAV).
Questo screening - informa una nota - ha portato a
identificare 3 geni, Chrdl1, Fam3b e Fam3c, efficaci nel
proteggere il cuore. Con il contributo dei ricercatori della
Struttura Complessa di Cardiologia di Trieste, diretta da
Gianfranco Sinagra, è stato ipotizzato che queste molecole
possano essere efficaci anche in un modello di danno da
antracicline, mediato da processi apoptotici e fibrotici.
Obiettivi del progetto, supportato da Fincantieri con il
Dipartimento Cardiotoracovascolare dell'Azienda sanitaria
universitaria Giuliano isontina e Dipartimento di Scienze
mediche dell'Università di Trieste, saranno la validazione
delle osservazioni preliminari, lo studio dei meccanismi
molecolari di cardioprotezione e lo studio dell'efficacia di
questi fattori in vari modelli di cardiotossicità da
chemioterapici.
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