"L'ipotesi è quotare in borsa
l'intero Polo del Gusto ma al momento le aziende più mature del
Polo sono la Dammann freres e la Domori. Contiamo di portarle in
Borsa il 2024 e il 2026 quando scadrà il minibond Domori,"
emesso giusto un anno fa". Lo ha annunciato all'ANSA l'a.d. del
Polo del Gusto, presieduto da Riccardo Illy, e di Domori (una
delle aziende del gruppo), Andrea Macchione, che si appresta a
lasciare le deleghe proprio dell'azienda piemontese di
cioccolato (la Domori, appunto).
Macchione ha anticipato anche qualche dato di bilancio
ricordando la "recente acquisizione della Pintaudi, produttore
artigianale di biscotti di alta qualità" e annunciando "qualche
sorpresa per il prossimo trimestre": "Il minibond, quotato con
più sottoscrittori e garantito dallo Stato, è andato bene, il
percorso naturale di Domori è certamente il mercato. Per questa
azienda l'obiettivo era chiudere il bilancio con un fatturato
superiore ai 20 milioni, credo che supereremo i 22 milioni.
L'inglese Prestat chiuderà invece con circa 30 milioni di
fatturato".
Insomma, "c'è una ripresa fortissima, c'è entusiasmo e
convivialità, proprio in quanto trattiamo food, ma c'è ancora il
Covid e quindi occorre prudenza: possono sempre esserci
contrazioni. Il recupero è più veloce di quanto ci aspettassimo
ma non sappiamo su quale media ci si assesterà una volta
stabilizzati".
Macchione ha bollato come un "errore colossale" la Brexit per
gli inglesi, anche per i costi che sta comportando in termini
economici e sociali nel Paese. Nello specifico, forti sono le
conseguenze per la Prestat: "Il nostro obiettivo è raggiungere
un Ebitda positivo. Intanto, abbiamo rafforzato il management
con Michaela Illy che è diventata manager director", ha
concluso.
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