"Un travolgente splendore"
sintetizza il titolo di una delle sale della mostra. E' vero, e
colpisce in quanto negli arazzi, nei parati sacri, la forza dei
colori è deflagrante, le immagini di una natura che sboccia
prepotentemente sono esplosive. E tanto di più sorprende, perché
concettualmente molto distante dalla sobrietà della vita
monastica. A realizzare infatti questi inestimabili lavori, così
come merletti fiamminghi a fuselli, trine, cartoni da ricamo,
non furono maestri artigiani ma le monache orsoline, e le loro
allieve, di Gorizia. Una parte di quanto realizzato nei tre
secoli e mezzo di permanenza in città è stato raccolto in una
mostra, "Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle
Orsoline", sotto la direzione di Raffaella Sgubin e corredata
dalle foto di Luigi Vitale (Musei provinciali di Gorizia fino al
30 settembre 2022).
Quando, nel 2017, le Madri Orsoline abbandonarono Gorizia,
lasciarono una forte impronta spirituale, culturale e civile e
un patrimonio materiale, quello del monastero, intatto malgrado
i due conflitti mondiali grazie alle istituzioni del territorio,
come la Biblioteca Statale Isontina che acquistò i manoscritti e
l'Ente regionale per il patrimonio culturale del Fvg, Erpac, che
rilevò quadreria, un corpus di incisioni settecentesche, i
mobili della sacrestia e una produzione tessile unica e che
comprende semplici testimonianze di lavori manuali e sontuosi
paramenti sacri, filati di oro e di argento.
Oltre a immagini provenienti dall'archivio del monastero, con
le classi scolastiche succedutesi nel tempo, sono in mostra
tessuti e abiti femminili. Non solo vita contemplativa: la
precipua attività dell'Ordine era educare le ragazze.
Ovviamente, una formazione da educandato, come il ricamo -
attività in cui le orsoline eccellevano - e la trasformazione di
abiti femminili in parati ecclesiastici, il più spettacolare dei
quali trasformato da un manto dell'imperatrice Maria Teresa.
Nelle loro decorazioni le monache sceglievano riferimenti
simbolici tratti dalle Sacre scritture o dall'ambito vegetale,
quando non da motivi alla moda, e molti di questi lavori
venivano messi in vendita.
A Gorizia arrivarono sei orsoline della omonima Compagnia -
fondata a Brescia nel XVI secolo da sant'Angela Merici - l'8
aprile 1672 e subito attivarono un convitto e una scuola,
frequentata da un centinaio di "figliuole", di età e condizioni
sociali molto diverse. Nel 2022 scoccheranno i 350 anni dal loro
arrivo ed è prevista a Gorizia una serie di manifestazioni.
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