"Dentro di me sono sereno e
tranquillo, perché sono estraneo a questa storia", ma "la mia
vita è rovinata: non ho più Lilly". E' quanto ribadisce,
commosso, Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich,
all'indomani dell'atto con cui gli sono stati notificati, in
quanto parte offesa, nuovi esami non ripetibili su reperti
rinvenuti sul luogo del ritrovamento del cadavere della donna.
In particolare, come anticipato da Il Piccolo, esami saranno
svolti anche su una bottiglietta di plastica con all'interno del
liquido.
Il posto in cui è stata trovata Liliana, aggiunge Visintin, è
frequentato: "Non so se la bottiglietta apparteneva a lei,
potrebbe essere anche un rifiuto abbandonato".
Il cadavere di Liliana, 63 anni, è stato ritrovato il 5
gennaio, avvolto in due sacchi neri, tra la vegetazione del
parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste,
non lontano dall'abitazione da cui era scomparsa il 22 dicembre.
Al momento per la sua morte non ci sono indagati. L'11 gennaio è
stata eseguita l'autopsia che non ha sciolto tutti i nodi
relativi alle cause della morte. Sono stati richiesti anche
esami tossicologici, di cui si attendono i risultati.
Intanto giovedì prossimo alcuni reperti verranno analizzati
nel Laboratorio chimico del Gabinetto interregionale della
Polizia Scientifica del Triveneto a Padova. Alle analisi
parteciperanno in qualche modo anche rappresentanti incaricati
da Visintin, che ha nominato l'avvocato Paolo Bevilacqua quale
difensore di fiducia.
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