La fuga degli ucraini verso
l'Italia evidenzia "in maniera drammatica, dal punto di vista
giudiziario, l'assurdità della norma che punisce il reato di
clandestinità". Le persone che lasciano la guerra non sono
europee e "potenzialmente sono tutti autori del reato
dell'art.10 bis della legge sui clandestini. Più volte mi sono
esposto dicendo che è una follia mantenere questa norma perché
totalmente inutile: non aumenta di un millimetro il tasso di
sicurezza dei cittadini e fa lavorare a vuoto la macchina
giudiziaria, senza speranza di poter dare un messaggio
positivo". Lo ha detto il Procuratore di Trieste, Antonio De
Nicolo, ragionando sulle possibili ricadute giudiziarie per chi
arriva in Italia dall'Ucraina.
De Nicolo ha "più volte segnalato le contraddizioni della
norma" ma sono rimaste "del tutto inascoltate, come spesso
accade ai magistrati". Oggi "sono davanti agli occhi di tutti
con gli ucraini. Vogliamo renderci conto che forse va ripensato
normativamente un caso del genere?".
"Sono convinto - aggiunge - che se dovessero arrivare
migliaia di denunce di questo reato noi le archivieremmo perché
lo commettono in stato di necessità. Ma ciò non vuol dire che la
macchina non debba porsi il problema di avviare questa massa di
procedimenti. Sto lavorando con le forze di polizia per vedere
se possiamo cercare una soluzione ragionevole".
"Per fortuna - ha concluso - l'Europa e non l'Italia, che non
capisce quanto sono drammatiche le conseguenze di un reato che
non serve a nulla, ci dà una mano con una decisione del
Consiglio per agevolare l'ingresso di questi signori. Potremmo
utilizzare sotto il profilo giudiziario questa decisione europea
per poter archiviare in massa questi fascicoli senza generare
arretrato giudiziario, non c'è bisogno di farne altro".
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