Un processo per un filo per
stendere la biancheria tagliato, dopo le classiche discussioni
tra vicini, rinviato a maggio per ascoltare pure una decina di
testimoni. Si è aperto ieri al Tribunale di Trieste e vede
imputato un uomo di 63 anni, residente nel Milanese e con
domicilio nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia, accusato di
danneggiamento, ma al quale è stata contestata anche
l'aggravante di aver reso "inservibile una cosa mobile altrui,
esposta per necessità, consuetudine e destinazione alla pubblica
fede". Contestazione che ha portato alla competenza del
tribunale e non del giudice di pace.
Come si legge nell'imputazione formulata dalla Procura, il
condomino di una palazzina a Trieste, difeso dai legali Ida
Altavilla e Emanuela Viganò del Foro di Milano, in tre
occasioni, tra novembre 2020 e marzo 2021, avrebbe tagliato "la
corda stendibiancheria" che una sua vicina, che abita nello
stesso piano, aveva agganciato "tra la ringhiera" della sua
finestra e quella "del balcone" di un'altra condomina. In un
caso, dopo averla tranciata, lui l'aveva consegnata nelle mani
della donna "intimandole di non riposizionarla" più lì. Lei ha
sporto denuncia ai carabinieri raccontando che, a detta del
vicino, non aveva alcun "permesso per installare" quella corda e
"tanto meno di invadere il suo spazio aereo".
Una questione che avrebbe potuto finire davanti al giudice di
pace. La Procura ha emesso, però, un decreto di citazione
diretta a giudizio per danneggiamento aggravato e si è arrivati
così al processo iniziato ieri (giudice Enzo Truncellito) e
rinviato al 18 maggio per ascoltare 10 testi (3 del pm e 7 della
difesa).
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