Poco meno di tremila imprese del
Friuli Venezia Giulia si trovano in uno stato di sofferenza
finanziaria e sono state segnalate come insolventi dagli
intermediari alla Centrale dei rischi della Banca d'Italia. Una
situazione che rischia di farle "scivolare tra le braccia degli
usurai". Lo si
legge nella relazione annuale dell'Osservatorio regionale
antimafia, presieduto dall'ex prefetto Michele Penta, che è
stata approvata oggi dall'Ufficio di presidenza del Consiglio
regionale.
Il testo traccia un quadro generale della situazione in una
regione dove si fa avanti "la strategia mafiosa di espansione
economica spesso silenziosa, sotto traccia", che punta
"all'accaparramento di interi settori
dell'economia legale, grazie all'enorme liquidità garantita dai
traffici illeciti, assai numerosi in Fvg come è emerso dalle
numerose operazioni condotte dalle forze di polizia".
L'infiltrazione della criminalità organizzata è ancor più
pericolosa oggi, quando "la carenza di liquidità che famiglie e
imprese stanno patendo a causa della grave congiuntura economica
fa crescere sempre più il rischio serio e concreto di essere
vittime della criminalità attraverso l'odiosa pratica
dell'usura". Per questo motivo è necessario "cogliere in
anticipo qualsiasi segnale di rischio".
Quanto ai settori economici su cui la criminalità organizzata
tende a focalizzare i suoi interessi, l'Osservatorio segnala "il
traffico illecito di prodotti petroliferi, in particolare da
Croazia e Slovenia attraverso il territorio friulano". Anche il
mercato del contrabbando di tabacco vede "la regione al primo
posto in Italia, trascinata da Trieste (al primo posto) e da
Udine (al settimo)". La relazione fa anche il punto sui beni
sequestrati alle mafie: 22 proprietà attualmente in gestione da
parte dell'Agenzia nazionale, 38 beni già consegnati a un
destinatario e tre aziende confiscate in gestione all'Agenzia.
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