Di lui raccontano episodi alla
Serpico: un poliziotto senza paura, spregiudicato se necessario.
Soprattutto, il suo nome rimbalzò sulle cronache nazionali negli
anni Novanta perché fu il primo poliziotto infiltrato in una
organizzazione criminale. O almeno, così la raccontano, e se non
fu il primo sicuramente è stato uno dei primi e tra quelli che
meglio ha operato. Luciano Scozzai, morto la notte scorsa a 80
anni all'ospedale di Cattinara, grazie a quelle sue azioni di
inserimento celato, dopo due anni sgominò una organizzazione
turco-calabrese, facendo arrestare oltre 50 persone.
Scozzai era nato nel 1942 a Tirana quando l'Albania era
occupata dal regime italiano, ma presto si trasferì con la
famiglia in Friuli Venezia Giulia. Entrato giovanissimo in
polizia era presto riuscito a far parte della Squadra Mobile
della Questura di Trieste, praticamente finendo per
rappresentarne la storia, sotto la guida di Sergio Petrosino e
Giuseppe Padulano (che diventerà Questore anni dopo). Infine
diresse la Mobile per circa venti anni costituendo un gruppo
affiatato ed efficace. Poi, fu trasferito a Bari, alla Direzione
Investigativa Antimafia.
Chi lo conosceva lo ricorda alla guida di un Maggiolino
cabriolet o al manubrio di una Guzzi V7 nera. Mezzi propri ma
che, se necessario, utilizzava anche per lavoro.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA