Un presidio contro i "280 esuberi
annunciati alla Flex di Trieste" è in corso in piazza Unità
d'Italia. Sostenuti da Fiom, Fim, Uil, Usb e dalle Rsu, diversi
lavoratori dello stabilimento, oggi in sciopero, stanno
manifestando sventolando bandiere sindacali e con interventi al
microfono. Circa 300 i partecipanti, secondo gli organizzatori.
Una delegazione, è stato annunciato, sarà ricevuta in
Prefettura. La richiesta è di consentire anche alle parti
sociali di partecipare al tavolo ministeriale con l'azienda.
Il piano di esuberi "è inaccettabile - afferma il segretario
territoriale della Fiom, Marco Relli - stiamo parlando di un
dimezzamento dello stabilimento, è irricevibile". Oggi, aggiunge
Antonio Rodà (segretario Uilm), "la fabbrica ha risposto nella
quasi totalità allo sciopero. Chiediamo la convocazione
immediata di un tavolo ministeriale con le parti sociali. Un
incontro tra Mise, Regione e azienda si è tenuto giovedì e oggi
è in programma, da quanto sappiamo, un altro. Sono stati
annunciati 280 esuberi per delocalizzare parte delle attività
produttive in Romania. Vogliamo sedere a quel tavolo e avere il
supporto delle istituzioni affinché l'azienda faccia marcia
indietro su un'idea scellerata non basata su perdite e crisi ma
generata per fare più profitti altrove".
"La nostra posizione è chiara - rincara la dose Alessandro
Gavagnin (segretario Fim) - e chiediamo una legge per rendere
difficile alle multinazionali la possibilità di arrivare sul
territorio, prendersi i soldi dello Stato e le competenze e poi
delocalizzare per convenienza". In piazza anche esponenti della
politica, tra cui la presidente del Pd alla Camera, Debora
Serracchiani, che nel primo pomeriggio incontrerà i vertici
aziendali: "Il primo passo da fare è capire perché l'azienda ha
deciso di non investire su se stessa e sui propri dipendenti
qualificati".
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