Era la sera del 31 maggio 1972.
Una telefonata anonima riferiva di un'auto, una Fiat 500,
crivellata di colpi a Peteano di Savogna d'Isonzo (Gorizia). Ma
era una "trappola", perché non appena aprirono il cofano a
motore dell'utilitaria, vennero dilaniati da un'esplosione.
Morirono così, in un attentato poi ricondotto al terrorismo di
estrema destra, il brigadiere Antonio Ferraro, di 31 anni, e i
carabinieri Donato Poveromo, di 33, e Franco Dongiovanni, di 23.
Assieme a loro rimasero gravemente feriti altri due militari, il
tenente Angelo Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro. Oggi
nel goriziano sono in programma cerimonie di commemorazione; un
omaggio floreale sarà deposto sulla tomba di Ferraro nel
cimitero di Mossa.
Da quella notte sono passati 50 anni. L'auto imbottita di
esplosivo scoppiò alle 23.26. Inizialmente le indagini furono
orientate verso la pista della delinquenza comune e portarono
sul banco degli accusati sei goriziani, poi assolti con formula
piena. Per la strage furono poi condannati all'ergastolo
Vincenzo Vinciguerra, Carlo Cicuttini e Ivano Boccaccio.
Seguirono indagini e processi anche per depistaggio. Oggi sul
territorio sono in programma cerimonie di commemorazione. Un
omaggio floreale sarà deposto anche sulla tomba di Ferraro nel
cimitero di Mossa (Gorizia).
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