La bora soffiata in nottata meno
forte di quanto si prevedesse, la pioggia caduta e il lavoro di
circa mille vigili del fuoco sloveni hanno impedito che
l'incendio sul Carso sloveno si propagasse anche in Italia. E'
il bilancio dell'ennesima, difficile notte da quando si è
sviluppato l'incendio sul Carso triestino, martedì.
Ieri sera, quando si è capito che era in arrivo bora dalla
Slovenia, si è temuto che l'incendio potesse raggiungere
l'Italia: sono state fatte evacuare trecento persone da frazioni
di Savogna d'Isonzo, dopo aver allestito strutture di
accoglienza. Nella notte molti hanno trovato sistemazione
autonoma. Rientrato l'allarme, come ha fatto sapere il sindaco
di Gorizia, Rodolfo Ziberna, le persone sono state fatte
rientrare in casa.
Tira il fiato il vicegovernatore del Fvg con deleghe alla
Protezione civile e alla Salute, Riccardo Riccardi: "Mi pare che
sia andata tutto sommato bene. Vedremo oggi, siamo al lavoro".
I velivoli di soccorso si sono alzati in volo da ore: due
Canadair e due elicotteri. A terra continuano operazioni di
spegnimento e bonifica del terreno.
In tutta l'area tra Italia e Slovenia è piovuto ma non in
maniera intensa, e per un breve periodo. In val Resia, in
Friuli, stamani sono riprese le operazioni di spegnimento e
stanno operando un Canadair e un elicottero.
In Slovenia, oltre mille vigili del fuoco e circa 260
forestali sono ancora al lavoro ma il fuoco non è ancora spento.
A sostegno ci sono elicotteri, un velivolo militare e un
Canadair. Dispiegati anche 130 militari. Oggi sono attesi
rinforzi di Vigili del fuoco da tutta la Slovenia.
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