Una trentina di dipinti di ampio
formato, venti monumentali sculture alte due metri e mezzo,
proposte concettualmente come una selva umana, tavoli/scultura
di cristallo e metallo, opere tridimensionali di misura più
contenuta e pezzi unici d'arredo e design di surreale
originalità. E' la mostra "Mario Martoriati. Bora e Tergesteo",
realizzata in coorganizzazione con il Comune di Trieste e curata
da Marianna Accerboni, che s'inaugura domani (h.19) al Magazzino
26.
L'allestimento si compone di opere quasi tutte inedite e
create a Trieste dove l'artista romano (1957), già attivo a New
York, Madrid e Parigi, vive dal 2013. "E' una città di confine,
che mi permette di essere nella mia Italia da romano, ma di
conoscere nel contempo Slovenia, Ungheria, Austria, Romania,
Croazia, la Germania e Berlino, nel cui tessuto artistico sono
entrato creando vari progetti anche di scambio". C'è un coup de
théâtre: la grande scultura "Bora e Tergesteo", creata per la
rassegna, sistemata ad accogliere i visitatori. Riprende la
leggenda dell'amore di Bora, figlia del Vento, per l'argonauta
Tergesteo, ma il padre di lei fa uccidere quest'ultimo. Il
sangue di Tergesteo diventa foglie di sommaco e le lacrime di
Bora pietre del Carso. Una 'nuvola cinetica' i cui elementi
metallici e brillanti si animano con il vento.
Accerboni insiste sulla spirito di "inesauribile
sperimentatore e autore di un'arte poliedrica" di Martoriati,
che è anche "scultore urbano e monumentale contemporaneo" come
si evince nella fontana di 15 metri per due di Guerriero che
uccide il drago, ad Anguillara Sabazia (Lazio) o nel complesso
dei 16 Scacchi alti 2 metri per Marostica, nella scenografia in
grande scala per la Tosca a Roma e nell'installazione (m. 12 x
10) esposta al Théâtre Est Parisien, in cui affronta il tema del
sociale. La mostra resterà aperta fino al 25 settembre.
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