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Una esplosione cancella la storica Ferriera di Trieste

Una esplosione cancella la storica Ferriera di Trieste

Abbattuti ieri serae ultimi edifici dopo 123 anni di storia

TRIESTE, 19 settembre 2022, 12:07

Redazione ANSA

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(di Francesco De Filippo) Lo storico impianto siderurgico di Servola (Trieste), la Ferriera, chiuso due anni fa dopo 123 di storia industriale e sociale, stasera verrà materialmente cancellato. Un'esplosione abbatterà le ultime cinque costruzioni (quattro manufatti e un camino) ancora in piedi, dopo che, dal momento della chiusura dei cancelli, la Siderurgica Triestina (la vera ragione sociale oggi) di proprietà del Cav.Arvedi di Cremona, ha smantellato tutto ciò che di ferro c'era nell'area per trasferirlo (e riciclarlo) negli impianti cremonesi. La Icop ha fatto il resto, ripulendo interamente la zona.
    E' la cosiddetta 'area a caldo' dello stabilimento, quello dove c'erano gli altoforni; l'adiacente 'area a freddo' dove c'è il laminatoio, l'acciaieria, resterà in piedi, anzi, è previsto un suo sviluppo con assunzione di mano d'opera, oltre all'assorbimento degli operai fuoriusciti dalla Ferriera e temporaneamente in cig in attesa, appunto, di ricollocamento.
    Il punto finale alla Ferriera lo aveva messo l'Accordo di programma del 27 Giugno 2020 in Prefettura. Gruppo Arvedi, I.CO.P. S.p.A.- PLT i ministeri Sviluppo Economico, Ambiente e Infrastrutture e Trasporti, Agenzia Nazionale politiche attive Lavoro, Agenzia Demanio, Porto di Trieste, Regione Fvg e Comune di Trieste mettevano in moto il progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico-produttivo dell'ex area a caldo che era già stata chiusa nel marzo precedente. Il futuro: un polo industriale con oltre 400 occupati (l'attività 'a freddo' di Arvedi) e una piattaforma logistica collegata, gestita da Icop-PLT. Nell'ex area a caldo, quella che stasera sarà spianata, sorgera' un polo logistico, un nuovo snodo ferroviario e l'allungamento della banchina portuale, con investimenti per 300 milioni di euro, di cui 200 già previsti nel piano industriale del Gruppo Arvedi e 55 stanziati dal Mise con un contributo a fondo perduto, destinati a un Contratto di sviluppo di tutela ambientale, in parte cofinanziato dalla Regione.
   

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