Evitare il "processo parallelo"
sui media, una forma "introdotta dal fenomeno dei talk show",
assicurare comunicazione trasparente delle notizie di cronaca
giudiziaria, evitando spettacolarizzazioni, fughe di notizie e
protagonismo dei magistrati. Questi i temi toccati da Edmondo
Bruti Liberati nel suo "Delitti in prima pagina" (Cortina
Raffaello Editore), presentato oggi a Trieste al Caffè San Marco
in un dialogo con il giornalista del Piccolo, Gianpaolo Sarti.
"Non è del tutto un fenomeno nuovo. Fino agli anni Sessanta i
cantastorie raccontavano i delitti celebri", ha spiegato. "Il
giornalismo d'inchiesta è lontano dal processo mediatico, può
essere molto importante anche per la magistratura. Quando invece
i processi vengono messi in scena nei talk show, con psicologi,
criminologi, avvocati e persino magistrati che si prestano, e
con il conduttore che pretende di fare il giudice, nasce il
problema", ha spiegato Bruti Liberati. Specificando: "Esistono
forme di giornalismo giudiziario serio anche in televisione".
Per Bruti Liberati, infatti il problema non è il medium o la
forma in cui passa l'informazione, ma la serietà con cui essa
viene comunicata, da un lato c'è "la responsabilità del
giornalista", dall'altro anche la magistratura "deve adoperare i
tempi e i modi giusti della comunicazione. La cosa peggiore è
cercare di entrare nella logica dell'informazione che vuole
risposte brevi e immediate. Dico sempre che il 'gelato' sarebbe
da proibire ai Pm, che dovrebbero sempre mettere un tavolo tra
loro e il microfono, per avere il tempo di rispondere".
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