"Camminare ci permette di
respirare, di metterci in un ritmo che ci permette di fare
chiarezza su ciò che pensiamo. Se camminiamo dentro la natura,
beh allora lì tutto cambia. Ci apriamo e ci sembra che tutto
quanto vada per il meglio". Così Luigi Nacci, scrittore e
viandante, ha definito lo spirito di colui che decide di
camminare per viaggiare e conoscere, nel corso della
presentazione del suo ultimo libro "Non mancherò la strada"
(Laterza), all'Abbazia di Rosazzo nell'ambito de "I Colloqui
dell'Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio
Felluga" curata da Margherita Reguitti, moderatrice degli
incontri, e da Elda Felluga in collaborazione con la Fondazione
Abbazia di Rosazzo.
Per Nacci, "il camminare e il cammino non sono la stessa
cosa. Camminare è uno strumento attraverso il quale ci mettiamo
in cammino. Il cammino è un'esperienza che stravolge tutto, è
stravolgente e travolgente. È un viaggio all'ennesima potenza".
Il poeta viandante Luigi Nacci ha insomma condiviso "il sapore
del cammino lento e meditato" di rientro "da un percorso tra le
vigne e la storia del Collio e dei Colli Orientali". Ma c'è
anche un obiettivo per ciascuno: "Far riemergere la parte nomade
che tutte le persone possiedono. Pagine nelle quali il potente
privilegio del cammino porta a esplorare se stessi e il mondo
per essere liberi".
L'appuntamento è stato anche un'occasione per visitare la XI
Biennale d'Arte "Giovanni Barbisan. Un classico nella modernità"
allestita nel complesso abbaziale.
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