E' stato inaugurato oggi il
rinnovato e potenziato termovalorizzatore di Trieste che
smaltisce i rifiuti non riciclabili di tutta la regione. Fornirà
energia elettrica a 180mila persone, circa 15mila in più di
quante erano raggiunte prima, con l'innalzamento della sua
capacità di generazione elettrica a 145GWh all'anno. Un
obiettivo raggiunto in meno di due anni grazie al cosiddetto
'revamping', che ha anche permesso di abbatterne ulteriormente
le emissioni, ora pari al 20 per cento di quanto ammesso per
legge. "Si tratta dunque del più sicuro termovalorizzatore degli
undici che gestiamo in Italia", ha sottolineato il presidente
esecutivo di Hera S.p.A. Tomaso Tommasi di Vignano.
Trieste si era già dotata di un 'forno di incenerimento per
le immondizie' nel 1915; vi è inoltre un termovalorizzatore dal
1972. Il presente impianto di via Errera è sorto nel 1999.
Presente all'inaugurazione anche il presidente del Fvg,
Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato che bisogna dire no a
una "demagogia - scusate lo sfogo - che sostiene che il
termovalorizzatore vada contro alla tutela ambientale", anche
perché "l'alternativa al termovalorizzatore è la discarica".
Commentando la sua presenza a un evento che potrebbe non
essere favorevole per l'immagine di un amministratore locale, ha
affermato: "Le istituzioni si devono vantare di una gestione
virtuosa dei rifiuti invece di subire, come in altre parti del
Paese, una situazione che non è più emergenziale ma è diventata
un'emergenza strutturale".
"Esiste una quota di rifiuti che non può essere riciclata. O
va in discarica o va nel termovalorizzatore. Non ci sono
alternative. Ora la scelta che le pubbliche amministrazioni
devono fare è se andare contro agli obiettivi dell'Unione
Europea (che sono di chiudere o di non aprire nuove discariche),
o se valorizzare il rifiuto per produrre energia", ha concluso.
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