E' il 1989 quando Roberta
Rapisardi, 28 anni, si rivolge al cardiochirurgo Ugolino Livi a
causa di una grave cardiopatia. Su di lei, a Padova, viene
eseguito un trapianto di cuore, il primo di Livi in prima
persona. L'intervento riesce, Roberta sta bene e dopo alcuni
anni diventa mamma. A Benedetta, sua figlia, si manifesta però
la stessa cardiopatia. Oggi la giovane ha 25 anni e a ottobre ha
subito lo stesso intervento della madre. A operarla sempre
Livi:è stato l'ultimo trapianto della sua carriera da direttore
della Cardiochirurgia del Santa Maria della Misericordia di
Udine. La storia di Roberta e Benedetta è raccontata oggi da
Messaggero Veneto e Il Piccolo.
Quando Roberta decide di avere un figlio, ripercorrono i
quotidiani, sa che la cardiopatia può essere a rischio
trasmissione genetica, ma decide di correre il rischio. Livi
racconta che Roberta "venne a partorire a Padova, voleva il
cardiochirurgo che l'aveva trapiantata vicino. Allora non erano
molte le donne trapiantate di cuore che avevano avuto figli. Ora
accade quasi normalmente". Dopo pochi anni a Benedetta si
manifesta però la stessa malattia della madre. Roberta cerca
nuovamente Livi, che la indirizza al centro specializzato in
cardiopatie diretto da Giancarlo Sinagra a Trieste. Qui
Benedetta viene seguita a lungo ma poi, quando la situazione si
aggrava, la giovane si ritrova nel reparto di terapia intensiva,
dove rimane due mesi in attesa di un cuore compatibile. "Non era
facile trovarlo - spiega Livi - lei minuta di corporatura aveva
bisogno di un cuore piccolo con caratteristiche particolari.
L'occasione è arrivata e oggi Benedetta è a qualche settimana
dal trapianto e sta molto bene".
"Ogni mattina quando mi alzo - è la testimonianza di Roberta
- anziché pensare 'sono una trapiantata' penso a vivere
normalmente la giornata. Tutto questo è servito a Benedetta per
affrontare la paura dell'intervento".
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