"A me piace una comunità cristiana
che sull'esempio di San Giusto è parte viva della città e si
spende coraggiosamente per le persone vulnerabili. Non con lo
spirito partitico, di una parte contro l'altra, ma nella ricerca
delle tracce del Dio". Lo ha affermato il vescovo di Trieste,
monsignor Enrico Trevisi, durante l'omelia pronunciata oggi in
occasione del solenne pontificale nella ricorrenza di San
Giusto, patrono della città.
"Mi piace pensare a San Giusto - ha detto - come a un
cittadino che si è dato da fare con le opere e con la carità.
Non viene ricordato come uno che si distingueva per le polemiche
ma come uno che viveva facendo del bene, prendendosi cura dei
poveri. Talvolta, è così in tutto il mondo e anche a Trieste, si
rischia di scivolare in riletture dove tutto è polemica e
scontro. Dove fatichiamo a convertirci a uno stile di confronto
sereno e aperto, a un dialogo delle buone pratiche che non
devono essere interpretate contro qualcuno, ma a favore del bene
comune, a favore di chi rischia di essere scartato".
Per monsignor Trevisi, San Giusto è anche credente e martire:
"Non possiamo continuare a ripetere che i nostri sono tempi
difficili, quasi a giustificarci di una fede vissuta con
mediocrità. San Giusto vive la sua appartenenza a Gesù fino a
morire martire. Oggi assistiamo a tante persone che muoiono
uccidendo sia nelle guerre come nella criminalità organizzata ma
anche in relazioni malate che ci sono talvolta tra uomini e
donne. E altre persone che muoiono mentre il mondo resta
indifferente e distratto! Ci sono peccati e strutture di peccati
che come cristiani - ha esortato - siamo chiamati a denunciare,
anzitutto con la nostra testimonianza, fino a diventare
martiri".
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