I Carabinieri stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 61 persone, a conclusione di un'indagine che ha portato all'individuazione di un'organizzazione per delinquere di matrice camorristica operante nella zona sudest di Roma.
Arresti e perquisizioni sono in corso in varie località di Roma e provincia, Frosinone, Viterbo, L'Aquila, Perugia, Ascoli Piceno, Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Bari, Reggio Calabria, Catania e Nuoro.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni, usura, reati contro la persona, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, illecita detenzione di armi, illecita concorrenza con violenza e minacce, commessi con l'aggravante delle modalità mafiose e per essere l'associazione armata.
L'operazione è scattata a conclusione di un'indagine del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale Carabinieri di Roma, che ha portato all'individuazione di un'organizzazione per delinquere di matrice camorristica operante nella zona sudest di Roma in varie attività illecite, capeggiata, fino al suo arresto per associazione mafiosa e omicidio, da Domenico Pagnozzi, attualmente detenuto in regime di 41 bis.
L'operazione è eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Roma e dei comandi dell'Arma territorialmente competenti. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma - Direzione distrettuale antimafia.
Sono in corso sequestri di beni per un valore di circa 10 milioni di euro da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Roma nell'ambito dell'operazione che ha smantellato un'organizzazione di matrice camorristica attiva nell'area sud-est della Capitale. I beni sequestrati sono riconducibili ad alcuni dei 61 arrestati. In particolare ci sarebbero numerosi esercizi commerciali e società romane, immobili, ma anche rapporti finanziari e veicoli per un valore stimato di 10 milioni di euro. Si tratta di sequestri di prevenzione finalizzati alla confisca, eseguiti sulla base di provvedimenti emessi dal Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Ci sono Domenico Pagnozzi, condannato all'ergastolo per l'omicidio Carlino del 2001 e soprannominato 'ice' per i suoi occhi di giaccio, e Massimiliano Colagrande, uomo vicino all'estrema destra e coinvolto nell'inchiesta "Mafia capitale" tra i 61 arrestati dell'operazione "Camorra capitale" dei carabinieri del Comando di Roma che ha portato all'arresto di 61 persone. Lo si apprende da fonti investigative. Per gli inquirenti si tratta forse "dell'ultimo capitolo del dominio romano del clan Senese". L'operazione "Tulipano", condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo guidati dal colonnello Lorenzo Sabatino è scattata intorno alle 4. Centinaia di agenti hanno tratto in arresto, tra Roma e Napoli, i vertici di un'organizzazione criminale di stampo camorristico, ramificata sul territorio romano.
Sequestrati bar e ristoranti centro storico
Ci sono bar e ristoranti del centro di Roma tra i beni sequestrati dai Carabinieri del Comando provinciale nell'ambito dell'operazione che ha smantellato un'operazione criminale di stampo camorristico con l'arresto di 61 persone. Tra questi il bar Tulipano, da cui prende il nome l'operazione, che si trova in Via del Boschetto, nel Rione Monti, a pochi passi dall'abitazione dell'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma anche un ristorante di Via dei Vascellari a Trastevere, e un negozio di orologi di Via Barberini. Tra i dodici esercizi commerciali posti sotto sequestro oggi ci sono anche due autosaloni e un locale notturno in zona Tiburtina. Alla lista si aggiungono 30 immobili di cui 28 a Roma e provincia, uno nell'Avellinese e uno a Isola di Caporizzuto; 72 veicoli, 20 società e 222 rapporti finanziari. Il valore complessivo stimato è di circa 10 milioni di euro.
Li chiamavano 'i napoletani della Tuscolana'
Erano noti negli ambienti criminali come 'i napoletani della Tuscolana' gli affiliati al gruppo smantellato oggi dai Carabinieri di Roma con 61 arresti. A quanto accertato dagli investigatori l'organizzazione era caratterizzata dall'integrazione tra personaggi di origine campana e noti criminali romani tanto da poter essere considerata una realtà autoctona che si avvaleva però della connotazione camorristica del suo capo, Domenico Pagnozzi, e di alcuni affiliati per poter accrescere la propria forza intimidatrice nella Capitale. Per gli inquirenti il gruppo gestiva lo spaccio di stupefacenti in alcune piazze della periferia della Capitale, come Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara. Durante le indagini sono emerse inoltre episodi di estorsioni e gravi intimidazioni per imporre il volere del clan e per recuperare crediti usurai anche per conto di terze persone. A quanto emerso, inoltre, l'organizzazione intendeva monopolizzare anche il controllo della distribuzione delle slot machines in molti esercizi commerciali della zona Tuscolana-Cinecittà.
Cassiere clan già coinvolto in Mafia Capitale
Avrebbe ricoperto il ruolo di cassiere del clan Massimiliano Colagrande, uno degli arrestati della maxioperazione dei Carabinieri contro un'associazione di stampo camorristico e già coinvolto nell'inchiesta di Mafia Capitale. E' quanto ritengono gli investigatori. Colagrande sarebbe stato l'uomo di fiducia del capo dell'organizzazione, Domenico Pagnozzi, e avrebbe avuto il compito di curare parte delle attività di riciclaggio e reinvestimento nell'economia legale dei proventi delle attività illecite del sodalizio.
Clan conosceva e rispettava gruppo Carminati
"Sono personaggi che si conoscono, non da un punto di vista personale, si rispettano e c'è il riconoscimento di ruolo tra i capi dei gruppi che operano sullo stesso territorio". Lo ha detto il procuratore aggiunto, Michele Prestipino, durante la conferenza stampa sui 61 arresti di oggi per una organizzazione di stampo camorristico nella Capitale, rispondendo a chi gli chiedeva se ci fossero rapporti tra il capo del gruppo, Domenico Pagnozzi, e quello di Mafia Capitale, Massimo Carminati. "Non c'è un tavolo di regia - sottolinea Prestipino - ma dalle intercettazioni si capisce che c'è contezza dell'altro. Ognuno sa dell'esistenza degli altri gruppi criminali che operano a Roma".
Scambio di favori con clan Senese
Ci sarebbero stati scambi di favore tra l'organizzazione di stampo camorristico sgominata oggi dai carabinieri a Roma con 61 arresti e il clan di Michele Senese per compiere fatti di sangue. E' quanto ipotizzano gli investigatori. A quanto emerso dalle indagini, iniziate nel 2009, tra Domenico Pagnozzi e Michele Senese ci sarebbe stato un sodalizio che non si è spezzato negli anni. Quando si dovevano compiere delitti a Roma, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato uno scambio di favori tra i due con la 'mano d'opera' che arrivava da Napoli e poi spariva dopo aver compiuto l'omicidio.
Comandante Cc Roma, gruppo voleva espandersi
"Siamo convinti che il gruppo volesse espandere il proprio raggio di azione soprattutto per quanto riguarda le piazze di spaccio di droga". Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il generale Salvatore Luongo, durante la conferenza stampa sui 61 arresti effettuati nell'ambito di un'indagine su un'associazione di stampo camorristico che operava a Roma. "E' un sodalizio criminale autoctono che nasce con matrice camorristica, ma si sviluppa nella capitale", ha aggiunto Luongo, sottolineando che "tra gli indagati ci sono esponenti di spicco della criminalità romana come Massimiliano Colagrande.
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