L'11 novembre si vota per l'Atac ma la posta in gioco è ben altro. E il Pd, con schierati moltissimi suoi esponenti nazionali e locali per illustrare le ragioni del Sì, lo ha detto in modo chiaro e netto. Il referendum se vincerà il Sì è "una spallata giusta e costruttiva per sbloccare Roma" per l'ex ministro Carlo Calenda, una "scossa" per la Capitale "ma anche per l'intero Paese" per Luigi Zanda. "Il referendum - ha sottolineato Walter Tocci, già vicesindaco e assessore alla Mobilità di Roma quando sindaco era Rutelli - è un modo per scrivere insieme ai cittadini un programma di Governo di una amministrazione che sostituirà quella della Raggi". Per Luciano Nobili la vicenda Atac è "il paradigma plastico di tutti i fallimenti dell'M5S" sostenendo che per la Raggi quella di domenica prossima "con una vittoria del Sì sarebbe una vera sentenza politica di condanna" e non tanto quella attesa per sabato nelle aule giudiziarie.
Insomma il referendum Atac come una sorta di riscatto politico da parte del Pd e la certificazione del "fallimento della Giunta Raggi" ed anche i nomi in campo, lo fanno capire. Per la seconda volta, l'ex premier Matteo Renzi, via facebook, ha detto che se fosse a Roma voterebbe si' contro la gestione vergognosa dei trasporti da parte della Raggi. La campagna referendaria del Pd avrà il suo culmine giovedì in una assemblea pubblica al Nazareno, dove ci saranno schierati, tra gli altri, anche Graziano Del Rio e Paolo Gentiloni.
A votare "Si" non saranno solo i Radicali, che lo hanno promosso, e il Pd ma anche Forza Italia perché, hanno spiegato esponenti locali e deputati romani in una altra conferenza stampa, "farebbe uscire finalmente Atac dal baratro in cui la sindaca Raggi e l'attuale amministrazione l'hanno gettata". Ma per Sestino Giacomoni, deputato e segretario della conferenza dei coordinatori regionali di Forza Italia "il fallimento dell'Atac è il fallimento dei Grillini, che guidano il Comune di Roma e del Pd, che governa la Regione Lazio".
A favore del No si schierano, invece, i sindacati confederali e di categoria perché sono convinti "ciò che serve alla città di Roma non è un'azienda privata che faccia profitti, ma una realtà pubblica che produca utili e li reinvesta per la collettività". Per il No, tra gli altri, anche Leu e Mdp. "La liberalizzazione-privatizzazione della gestione del trasporto pubblico - sostiene Stefano Fassina - porterebbe solo a copiose rendite per i privati, come nel caso delle autostrade e degli aereoporti, a danno degli utenti e dei lavoratori".
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