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Policlinico Tor Vergata, rete protezione a chi attende trapianto

Policlinico Tor Vergata, rete protezione a chi attende trapianto

Con libretto elettronico modello snello per visite ed indagini

ROMA, 21 giugno 2024, 16:49

Redazione ANSA

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Una rete di protezione per i pazienti in attesa di un trapianto d'organo. Il Policlinico universitario di Tor Vergata sta promuovendo nella Asl Roma 6 (quella dei Castelli) la cultura della donazione e dell'attività chirurgica trapiantologica.
    Al Nuovo Ospedale dei Castelli di Albano, è approdata oggi l'unità del policlinico universitario romano di Chirurgia Epatobiliare diretta dal professore Giuseppe Tisone. Presentata la possibilità di offrire un aiuto concreto a tutti i medici del territorio e delle strutture ospedaliere locali, ai pazienti e alle associazioni dei familiari dei malati che sono in attesa di un trapianto d'organo. «Dobbiamo organizzare un percorso di assistenza diverso, snello ed efficace - ha spiegato la dottoressa Maria Teresa Lonardo, chirurgo del Ptv, che ha organizzato il convegno "Il Trapianto d'Organo: conoscere, collaborare, condividere, curare" insieme al collega anestesista al Noc dottor Luigi Zurlo -. Abbiamo la possibilità di sfruttare il libretto sanitario elettronico per avere sempre il controllo dello stato di salute del paziente ma possiamo anche creare una nostra rete a supporto delle sue necessità sanitarie programmando indagini diagnostiche e visite nel modo più opportuno. Senza costringere il malato che aspetta il trapianto a inutili spostamenti o tempi di attesa troppo lunghi».
    Al meeting sono intervenuti numerosi esperti che hanno portato la loro esperienza: dai chirurghi del Ptv dove si eseguono trapianti di fegato e di reni, agli anestesisti che hanno il compito di selezionare e segnalare i potenziali donatori. «Il nostro scopo principale di tutte le nostre iniziative è la cura del paziente - ha aggiunto il dottor Zurlo che al Noc è anche responsabile della donazione di organi e di tessuti -. Questa iniziativa mira proprio a migliorare i rapporti tra strutture sanitarie ma soprattutto a diffondere una cultura diversa tra i cittadini».
   

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