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Sorprendente Neil Simon divertente e intenso di Civica

Sorprendente Neil Simon divertente e intenso di Civica

'Capitolo Due' commedia autobiografica autore di 'Strana coppia'

ROMA, 15 novembre 2024, 14:47

Redazione ANSA

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Paolo Petroni Ecco uno dei testi più significativi e interessanti di quella macchina di drammaturgia umoristica che è Neil Simon, 'Capitolo Due', portato in scena da Massimiliano Civica in un intelligente modo di leggere quest'opera, che nella prima parte introduttiva presenta il suo meccanismo comico e di battute che sembrano obbligatorie, spiritose ma di maniera, e nella seconda diventa un dramma intenso costruito con sensibilità, incisivo e a lieto fine. Una produzione del Metastasio di Prato e ospite al teatro Vascello, sino a domenica, per il Romaeuropa Festival, che è stata accolta da lunghi e calorosi applausi.
    Un tono diverso questo di Neil Simon rispetto ai grandi suoi successi (da 'La strana coppia' a 'L'appartamento') arrivati anche al cinema, macchine comiche che sanno però un po' di teatro di plastica, resistente, utile, ma senza vita vera, che è quella che si sente invece qui. Probabilmente, come ci ricorda Laura Zangarini nel programma di sala, perché rispecchia proprio la vita dell'autore, rimasto vedovo dopo vent'anni di matrimonio con l'adorata Joan cadendo in una cupa disperazione da cui, a sorpresa, esce dopo pochi mesi incontrando l'attrice Marsha Mason, innamorandosene e sposandola dopo venti giorni. È quel che accade al suo George, scrittore di romanzi di spionaggio di gran successo e di altri non di genere invece passati inosservati. Al ritorno da una viaggio, sulle orme del suo viaggio di nozze in Europa, rientra a casa sofferente e catatonico, dove lo accoglie il fratello Leo, che pensa di dover intervenire per aiutarlo a superare la depressione presentandogli giovani donne per svagarsi, ma che lui trova inadeguate e inopportune, finche capiterà di aver a che fare, telefonandole per sbaglio, confondendo due numeri, con Jennie, un'attrice di una decina di anni più giovane, appena divorziata.
    L'aveva presentata a Leo, che fa l'ufficio stampa di teatro, una sua cliente, Faye, dalla vita scombinata, confusa.
    Tra i due scoppia subito la simpatia e poi, come un fulmine l'amore e, dopo due settimane, la decisione di sposarsi subito, che allarma fratello e amica che non capiscono tanta fretta, e intanto provano a intessere una loro relazione adulterina. Il secondo tempo è il ritorno a casa dal viaggio di nozze alle Barbados, il rientro nell'appartamento di lui che all'improvviso si ritrova davanti il ricordo della moglie e ha una crisi. Crisi comprensibilissima, con un improvviso rifiuto allora di Jennie, una schermaglia garbata e aspra assieme, con cose che sfuggono dette anche pesanti, e lei che paziente accetta che lui scappi coll'occasione di un lavoro dall'altra parte dell'America e cerca di ricucire, di soffrire ma capire, anche quando a lui sfugge qualche piccola, amara battuta fuori luogo. Il tutto costruito con la grande abilità di Simon nel far nascere ogni cosa dal dialogo e qui con una sensibilità che è nella verità delle parole, restituita al meglio con misura e intensità nel costruire i personaggi da Maria Vittoria Argenti e Aldo Ottobrino, con cui sono il Leo superficialone e preoccupato di Francesco Rotelli e l'agitata, impacciata Faye di Ilaria Martinelli. Tutto questo nella difficoltà delle intelligenti, quasi strutturali scelte registiche in relazione ai due tempi del testo, con una recitazione straniante, nella prima parte leggera, rivolta quasi più al pubblico che l'uno all'altra, e con movimenti talvolta con l'affettazione di una marionetta, sottolineando il meccanismo con la scelta di entrate e uscite dai percorsi geometrici nella scena di Luca Baldini divisa esattamente in due, ma senza separazioni, tra l'appartamento di lui e quello di lei.
   

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