(di Alessandra Magliaro) "Mi affascina l'arte marziale, mi piace immaginarla non come lotta ma come balletto, nella realtà è molto violenta come al cinema abbiamo visto nei film di Bruce Lee che vedevo da bambino e che mi affascinavano moltissimo, provando a replicarli a scuola" racconta all'ANSA Gabriele Mainetti che proprio sul kung fu ha incentrato il suo nuovo film La Città Proibita, in sala dal 13 marzo con Vision.
Mainetti cita un precedente cinematografico del 1972 di arte marziale applicata a Roma, "come L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente con la sfida finale tra Bruce Lee e Chuck Norris, sconfitto, girata dentro il Colosseo".
Per il regista,
appassionato di arti marziali, La Città Proibita è
"l'inseguimento di un sogno". In più "ho fatto incontrare le due
culture, asiatica e occidentale, nel luogo a Roma che
rappresenta tutto questo, ossia l'interculturale multietnica
Piazza Vittorio, al servizio di una storia d'amore, una
relazione sentimentale. La Città Proibita è una commedia
all'italiana contaminata dal kung fu". Con una eroina femminile
che sposta la prospettiva stereotipata sulle arti marziali: "Se
avessi voluto fare un film classico con il protagonista maschile
sarebbe stato poco interessante, qui è una storia d'amore anche
tra due culture ed è il cibo a fare da trait d'union. E poi non
sono certo originale, pago il mio tributo al grande Tarantino di
Kill Bill".
Mainetti è tipo da grandi gestazioni (e anche sfortune):
"Questo film è stato pensato a settembre 2022, poi con gli
sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino siamo andati avanti
e nel settembre 2023 eravamo in pre produzione, prometto che i
prossimi saranno più veloci", aggiunge il regista del cult Lo
chiamavano Jeeg Robot e di Freaks Out.
Prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa, una
produzione Wildside (gruppo Fremantle), Piperfim e Goon Films,
il film racconta di Mei (Yaxi Liu), una misteriosa ragazza
cinese che arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il
cuoco Marcello (Enrico Borello) e la mamma Lorena (Sabrina
Ferilli) portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti
del padre Alfredo (Luca Zingaretti), che li ha abbandonati per
fuggire con un'altra donna. Quando i loro destini si incrociano,
Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici
spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può
scindere dall'amore. Colpi acrobatici di arti marziali
caratterizzano tutto il film girato sotto i portici di Piazza
Vittorio e nell'Esquilino dei commerci cinesi, come ci fosse una
Roma di sopra in cui convivono persone di culture diverse e una
Roma di sotto, illegale, con i bordelli cinesi e i traffici.
"Volevo una protagonista vera, e quando - racconta Mainetti - ho
conosciuto Yaxi Lui che da quando ha 5 anni pratica le arti
marziali e ne ha fatto il suo lavoro, essendo stuntwoman anche
di film importanti come il disneyano Mulan, non ho avuto dubbi.
Ma per il provino ha vinto non con il kung fu, in cui è
eccezionale, ma con una scena drammatica che ha toccato la sua
esperienza personale, ha scoperto una prossimità con il
personaggio che l'ha fatta recitare con il cuore. Yaxi Lui è una
terzogenita e il padre ha dovuto pagare una multa per
regolarizzare la sua posizione nella Cina in cui vigevano le
norme del figlio unico. Anche Mei nel film è una figlia
ombra...".
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