L'adescamento dei minori adesso avviene anche tramite l'applicazione di messaggistica, la popolare WhatsApp. E' quanto emerge dalla procura di Genova che in questi giorni ha ricevuto numerose denunce da parte di genitori di ragazzine contattate da finti coetanei che chiedono prestazioni sessuali o foto osè.
Il modus operandi degli 'orchi' è sempre lo stesso: la minore, sono pochi i casi in cui la vittima è un maschio, viene prima contattata su Facebook, altri social o via email. I primi contatti sono 'normali', scambi di saluti, domande sugli interessi personali. Il pedofilo, quasi sempre, si finge un coetaneo. Dopo i primi scambi di lettere virtuali, l'orco chiede il numero di telefono per poter chiacchierare tramite l'app. A quel punto le richieste diventano esplicite: prima la richiesta di foto hard e poi di incontri, in cambio di regali come cellulari o altri oggetti. L'applicazione viene scelta dai pedofili perché difficile da intercettare da parte degli inquirenti.
La maggior parte delle volte c'è solo lo scambio di foto, e non si arriva all'incontro per paura. I casi segnalati sono arrivati dopo che i genitori hanno 'spulciato' i social dei figli scoprendo le mail e le richieste esplicite. Lo scorso anno sono state 15 le denunce arrivate al gruppo che si occupa di questo tipo di reati e che ha competenza territoriale in tutto il distretto, da Ventimiglia a Massa. Nella maggior parte dei casi, quelli per cui si è riusciti a risalire all'autore dell'adescamento, si tratta di persone già denunciate per reati dello stesso tipo.
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