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Genova, poliziotto stermina la famiglia e si suicida: aveva debiti di gioco

tragedia a genova cornigliano

Genova, poliziotto stermina la famiglia e si suicida: aveva debiti di gioco

Prima del gesto estremo chiama i colleghi: "Venite a casa mia, vi lascio la porta aperta, ho ucciso tutti"

GENOVA, 02 novembre 2016, 08:29

Foto di Luca Zennaro

ANSACheck

Rosanna Prete con le figlie Martina e Giada in una foto tratta dal profilo Facebook della donna - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rosanna Prete con le figlie Martina e Giada in una foto tratta dal profilo Facebook della donna - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rosanna Prete con le figlie Martina e Giada in una foto tratta dal profilo Facebook della donna - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un poliziotto di 50 anni ha sparato con la pistola d'ordinanza, uccidendole, alla moglie e alle due figlie di 10 e 14 anni, poi ha telefonato alla polizia confessando il gesto e si è suicidato.  L'uomo, Mauro Agrosì, ha ucciso moglie e figlie nel sonno. Per non fare sentire i colpi di pistola ha coperto l'arma con un cuscino, ottenendo un effetto silenziatore. La strage poco prima delle 7 di stamane in una casa di Cornigliano, in piazza Conti. Secondo gli inquirenti, Agrosi avrebbe accumulato debiti di gioco: 

LA MAPPA DELLA ZONA

Agrosì da anni era passato nei ruoli tecnici del reparto mobile di Bolzaneto, ha lasciato una lettera in cui spiega che la vita ha troppi problemi. Ai poliziotti del 113 ha detto: "Venite a casa mia, vi lascio la porta aperta, ho ucciso tutti".

Nella lettera che Agrosì ha lasciato per spiegare il suo gesto estremo, il poliziotto ha scritto di essere alle prese con "problemi insormontabili". Secondo gli inquirenti, aveva accumulato debiti di gioco: il poliziotto infatti, secondo quanto emerso dalle indagini, era un giocatore compulsivo di lotterie istantanee ma i debiti accumulati non sarebbero stati tali, secondo gli inquirenti, da giustificare quanto successo. Per questo gli agenti della squadra mobile stanno interrogando familiari, amici e colleghi dell'uomo e della moglie per cercare di ricostruire la vita della coppia. Nella lettera che Agrosì ha lasciato prima della strage tra l'altro, l'uomo si è rivolto a figlie e moglie: "Non vi voglio lasciare senza padre e senza marito. Per questo vi porto con me".

Agrosì lavorava nel sesto reparto mobile di Bolzaneto come tecnico dei computer perché da anni aveva scelto, partecipando e superando un concorso, di non rivestire più ruoli operativi. I colleghi del reparto mobile lo descrivono come una persona equilibrata che non aveva mai mostrati atteggiamenti che potessero lasciar presagire quanto ha fatto.

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