L'ultimo pensiero è andato ai suoi compagni di classe, quegli amici rivisti due giorni prima tra i banchi della scuola appena ricominciata. Un saluto rimasto impresso nel telefonino, in un file audio. Poi ha preso la sedia, l'ha avvicinata alla finestra e si è lasciata cadere per oltre venti metri. Ha deciso di farla finita così una ragazzina che avrebbe compiuto 12 anni a novembre, in un paese nell'entroterra di Genova. La sofferenza della separazione dei genitori, forse la solitudine covata per mesi nel suo cuore, la motivazione del gesto. "La vita fa schifo", dice la piccola, talmente schifo da decidere di chiuderla, per sempre.
Tutto è successo nel giro di pochi minuti. La ragazzina resta sola in casa: la mamma, infermiera, è uscita per andare a lavoro così come il fratello più grande. Registra l'audio, scrive su un biglietto il pin per sbloccare il cellulare e li appoggia sul comodino. Poi le finestre si spalancano sul vuoto. Un malessere covato forse da tempo ma che non aveva mai dato segnali. La ragazzina, che aveva cominciato la seconda media, non aveva mai parlato con nessuno: non con la mamma, non con il fratello e nemmeno con i suoi compagni. Soffriva in silenzio.
Il suo corpo viene notato riverso per terra da un passante. Arriva subito l'ambulanza ma per la piccola non c'è nulla da fare. Sulla vicenda indagano i carabinieri che per tutta la giornata hanno sentito i familiari, gli amici. Non c'è bullismo nella vita della giovanissima, anzi. Una vita normale, come quella di qualunque altro ragazzino. E però un'ombra, un velo ha avvolto il suo cuore. Gli inquirenti ipotizzano che la separazione dei genitori, avvenuta quattro anni fa, abbia scosso la bambina. Un trauma silenzioso che forse si rinnovava ogni giorno vedendo la normalità della vita dei compagni e degli amichetti. Fatta di gesti normali, quotidiani che però la ragazzina forse non sentiva più di avere da tempo.
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