A quattro mesi esatti dal crollo del ponte Morandi, alle 11.36 in punto, un minuto di silenzio e i rintocchi di una campana tibetana, 43 come il numero delle vittime, per ricordare chi è morto nel disastro del 14 agosto.
Questa mattina, ai margini della zona rossa, nel quartiere di Certosa, sotto il ponte di ferro diventato base e presidio per gli sfollati e i volontari che li hanno seguiti in tutte queste settimane, una commemorazione sobria. Rispetto ai mesi passati, qualche persona in meno. A rappresentare le istituzione il presidente del municipio Valpolcevera Federico Romeo. "Siamo qui per una forma di rispetto nei confronti delle vittime e nei confronti dei loro familiari, non siamo con loro solo il 14 di ogni mese, ma ci siamo sempre" ha detto Giusy Moretti portavoce del comitato degli sfollati. E' stata lei a portare un mazzo con 43 rose bianche, insieme a un ramo di agrifoglio, pianta natalizia.
Strano destino per alcuni dei 19 lavoratori di ditte in zona rossa a causa del crollo del ponte Morandi. Proprio nel giorno in cui ricorre il quarto mese della tragedia hanno ricevuto le lettere di licenziamento. Tre aziende hanno deciso di non riaprire, sono l'autorimessa Lamparelli e le imprese di vendita di materiale edile Vergano e Piccardo. Alcuni erano già stati licenziati. Oggi hanno ricevuto le lettere quelli della Lamparelli. "Chiediamo che non si spenga l'attenzione sulla nostra condizione - dice il loro portavoce Marco Trucco - da agosto siamo senza stipendio e non avremo la possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali". Una delegazione di questi lavoratori ha partecipato alla commemorazione delle vittime. Il Comune sta lavorando a un emendamento da inserire in legge di stabilità per assumere questi lavorati, se non tutti e subito, almeno a scaglioni, nelle sue partecipate, sempre in base alle esigenze legate all'emergenza ponte.
Oltre alle 43 rose bianche lanciate nel torrente Polcevera per ricordare i morti di ponte Morandi, davanti ai monconi del viadotto, oggi - a quattro mesi dal disastro - è stata issata una bandiera dell'Albania. Lo hanno fatto i familiari e gli amici di due delle vittime, Edi Bokrina e Marius Djerri, i due amici albanesi morti mentre stavano viaggiando per andare al lavoro. "Marius non doveva neppure essere su quel ponte - racconta Gazmend, uno dei suoi più cari amici - aveva lasciato il portafoglio a casa, era tornato indietro e per questo si è trovato lì nel momento sbagliato, non c'è giorno in cui non ci manchi e in cui non pensiamo che sia stata una grande ingiustizia morire così". Sulla bandiera la scritta #md21. "Marius si faceva chiamare così, era molto conosciuto nel nostro quartiere". Marius Djerri, 22 anni, giocava nella Campi Corniglianese Calcio. Edi Bokrina aveva 28 anni e lavorava con lui per un'impresa di pulizie.
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