L'amministratore delegato di Aspi Roberto Tomasi "non aveva competenza sulle barriere fono-assorbenti". L'ad "prendeva parte al comitato grandi opere per presentare altri progetti". E' quanto chiarisce Autostrade per l'Italia in una nota in merito ad alcune notizie di stampa pubblicate questa mattina.
Tomasi, riferiscono Repubblica e Secolo XIX, è stato iscritto sul registro degli indagati nell'inchiesta sui pannelli fonoassorbenti sistemati sulla rete autostradale italiana, non in quanto Ad, ma per la presenza nel 'comitato nuove opere', l'organo tecnico che valutava gli investimenti di Aspi prima che fossero sottoposti al consiglio di amministrazione dell'azienda per essere finanziati. La notizia è stata pubblicata stamattina in prima pagina da Repubblica e Secolo XIX. Il comitato aveva deciso l'acquisto di una maxi partita per circa 30 milioni di pannelli anti rumore da posizionarsi ai lati dell'autostrada che poi, secondo l'accusa, si sono dimostrati pericolosi. Per questo alla fine del 2019 il sostituto procuratore Walter Cotugno aveva notificato un avviso di garanzia a tutti i membri del gruppo. Il fascicolo è aperto per frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti, secondo il Secolo XIX.
L'iscrizione degli indagati è definita dagli inquirenti "un atto dovuto" per dare la possibilità ai manager di chiarire la propria posizione e a gennaio Tomasi, dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, è stato sentito dal pm come persona sottoposta a indagini, ricorda anche il quotidiano ligure, e ha scelto di rispondere per chiarire la sua posizione e replicare agli addebiti. Dopo l'interrogatorio, riferisce in particolare il Secolo XIX, la posizione del manager di Autostrade si è alleggerita. In base alle indiscrezioni sulle indagini ha fornito spiegazioni "esaustive" ed è possibile che nei suoi confronti sia formulata nei prossimi mesi una richiesta di archiviazione.
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