"Eccomi qua, io sono pronto a
metterci la faccia e ad assumermi le mie responsabilità, ma devo
anche a mettervi in guardia da chi vi sta gettando fumo negli
occhi". Il deputato M5s Marco Rizzone rompe il silenzio e
fornisce la sua versione sulla vicenda del bonus richiesto
all'Inps. "Usano me per prendervi in giro. Io voglio andare fino
in fondo sulla questione morale di chi ha preso il bonus"
premette il deputato che chiarisce: "Se avessi voluto intascarmi
dei soldi non mi sarei di certo tagliato più di 40mila euro del
mio stipendio da parlamentare, che invece ho donato per varie
cause. Non ha senso rinunciare a tali somme e pensare di
arricchirsi con i 600 euro". "Voglio fare una premessa: pur non
avendo materialmente richiesto io quanto previsto dalla legge
per la mia categoria di partita iva, non incolperò - dice - come
hanno fatto altri, il mio commercialista dicendo che in
automatico, sulla scia di altri assistiti, ha inoltrato la
richiesta anche per me. Ne riconosco l'inopportunità e,
consapevole che in ogni caso la responsabilità ultima è solo
mia, io sono pronto ad assumermela tutta e fino in fondo, come
ho sempre fatto. Però ora vi assicuro che pretenderò che si vada
fino in fondo su una serie di altre 'questioni morali anche più
serie di questa leggerezza e che forse sarebbe il caso di
affrontare nel rispetto di chi ci ha eletti (e chi mi conosce sa
che non demordo)". Per Rizzone "qui è stato fatto tutto a norma
di legge" ma di fronte ad un "decreto scritto palesemente male,
vuoi per la fretta, giustificabile, vuoi per l'incapacità di
alcuni soggetti, non giustificabile" non c'è stato nessuno dei
colleghi "moralizzatori" che sia "intervenuto per apportare
modifiche che evitassero che l'indennizzo fosse dato a pioggia a
prescindere dal reddito".
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