Una nuova inchiesta su Autostrade
per l'Italia trasferita da Genova a Roma. Si tratta di una
indagine sul rapporto fra l'aumento delle tariffe e la carenza
delle manutenzioni. E, più in generale, della violazione della
concessione tra lo Stato e la società concessionaria. Chi ha
presentato l'esposto - comitati di commercianti danneggiati dal
crollo del Ponte Morandi e associazioni che rappresentano gli
autotrasportatori - aveva anche chiesto il sequestro delle quote
di Autostrade per l'Italia, nelle settimane più calde della
trattativa sull'ingresso di Cassa depositi e prestiti
nell'azienda e la cessazione del contenzioso sulla revoca. Il
giudice per le indagini preliminari Angela Nutini ha respinto la
richiesta. Mentre la Procura di Genova, ha valutato di interesse
il materiale depositato, senza tuttavia ravvisare un nesso
causale con il tema delle manutenzioni autostradali: un parere
che fa cadere la competenza di Genova e sposta tutto nella
Capitale, dove ha sede Autostrade per l'Italia. Per questo il
fascicolo è stato trasmesso ai colleghi romani. Ma in più
occasioni la società ha respinto ogni accusa relativa ai
risparmi e alle presunte carenze sulle manutenzioni. "Le spese
di manutenzione non hanno mai subito flessioni e nel 2017 e nel
2019 sono state rafforzate. Il Morandi è stato oggetto di
monitoraggio continuo, oltre che di manutenzione assidua. Fra il
2015 e il 2018 (fino al 14 agosto) ci sono stati sul ponte 926
giorni-cantiere per un importo di 9 milioni", dice Aspi
ricordando di aver speso per lavori su ponti, viadotti, gallerie
1,3 miliardi con una spesa media annua di 94,4 milioni, pari a
2,6 volte il valore medio delle spese effettuate prima della
privatizzazione, 36,4 milioni".
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