«Le persone che si sono rivolte ai
centri di ascolto della Caritas di Genova sono passate da 5405,
nel 2019, a 6202, nel 2020, con un aumento del 15% ma i primi
accessi sono aumentati del 48%". Così Lucia Foglino,
responsabile dell'Osservatorio sulla povertà della Caritas
genovese. «Un dato da sottolineare - ha aggiunto - riguarda la
disparità registrata nei quartieri della nostra città. Le
richieste di aiuto più numerose si sono registrate nel Ponente,
in Valbisagno e in Valpolcevera e nel centro storico che sono le
zone tradizionalmente più popolari, con più giovani e con una
maggiore percentuale di stranieri». Da un punto di vista
sociale, si è registrato un aumento del 65% di stranieri,
soprattutto donne, «per 2 motivi - sottolinea Foglino - o perché
hanno perso il lavoro, magari come colf o badanti, o per
l'antico motivo che, in caso di difficoltà, sono quasi sempre le
donne che vanno a chiedere aiuto».
Dai dati emerge che il numero maggiore tra i primi accessi si è
registrato tra persone che vivevano con il reddito di
cittadinanza o con lavori precari o irregolari e che, molto
spesso, arrotondavano anche con altre entrate in nero, oppure
lavoratori in cassa integrazione che non hanno ricevuto il
sussidio nei tempi corretti.
Ci sono stati anche casi «numeri non elevati ma che destano
preoccupazione» di famiglie che si sono ritrovate a chiedere
aiuto perché l'unica entrata era la pensione di un anziano che
morendo, spesso per covid, ha lasciato i familiari senza soldi
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