"In soli due anni, dal 2019 al 2021 le spese per i 'servizi istituzionali' della Regione Liguria sono passati da 297,4 milioni a 418,6 milioni di euro, ben 121 milioni in più in appena un biennio". Lo evidenzia il capogruppo in Consiglio regionale Ferruccio Sansa (Lista Sansa) durante l'illustrazione della relazione sul bilancio 2022 dell'ente.
"Verrebbe da pensare che questa impennata di spese per la comunicazione e l'immagine, questo bisogno crescente di consenso siano il segnale dell'addio del presidente che si prepara a volare a Roma", sostiene Sansa.
"La questione non è tanto lo spreco di denaro. Certo, con 121 milioni si potrebbero costruire venti scuole, comprare computer per tutti gli studenti della Liguria, riammodernare e realizzare ospedali, come il tanto atteso Felettino alla Spezia, - continua - si potrebbero azzerare le liste d'attesa per le analisi mediche e fornire immediatamente terapie ai bambini disabili che oggi devono attendere anni per averle. Con 121 milioni si potrebbero dare ai liguri e alle loro società sportive i migliori impianti d'Italia. Il nodo della questione, però, non è soltanto lo spreco. È la trasformazione della Liguria in un sultanato".
"Sedici milioni di euro ogni anno: tanto costa al bilancio regionale Giovanni Toti. - stima Sansa analizzando il bilancio 2022 -. Non parlo tanto delle spese necessarie per il funzionamento della Giunta, ma proprio del fiume di denaro pubblico, delle uscite che ogni anno crescono e si moltiplicano per garantire e radicare il potere del presidente della Regione".
"Tra gli emendamenti di questo bilancio ce n'è uno che ha lasciato a bocca aperta noi dell'opposizione e forse anche qualche consigliere di maggioranza, spero - aggiunge -: le spese per le iniziative e le attività per favorire la presenza istituzionale della Regione di colpo sono volate a 4,4 milioni.
Basta una riga tra centinaia di pagine di bilancio, basta un voto e via, altri milioni se ne vanno. Toti le chiama attività di promozione della Regione, le chiama pubblicità istituzionale, noi le chiamiamo propaganda. Fatta con denaro pubblico".
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