"La prova che non temessero nulla,
che non pensassero che sarebbe crollato, è nel fatto che ci
passavano ogni giorno e ci facevano passare le proprie famiglie,
i propri figli". Lo ha detto l'avvocato Massimo Pellicciotta,
che difende tre imputati nell'udienza preliminare per il crollo
del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Sono 59 le
persone imputate oltre alle due società Aspi e Spea (che si
occupava delle manutenzioni).
Il legale ha anche sottolineato come i suoi assistiti,
dirigenti Aspi, hanno seguito quanto previsto dalle istruzioni
di servizio che determinavano le loro competenze. Mauro
Malgarini, all'epoca responsabile dell'ufficio di Monitoraggio e
Manutenzione di Aspi, "aveva incaricato l'ingegnere Pisani di
fare un progetto di fattibilità su pile 9 (quella crollata) e la
10. Poi ha cambiato funzione e non si può chiedere a lui perché
quel progetto non è andato avanti", ha sottolineato il legale.
L'avvocato ha anche insistito a chiedere che i reperti non
vengano dissequestrati perché "potrebbero servire per una nuova
perizia".
Oggi sono intervenuti in udienza anche gli avvocati Vincenzo
Comi e Federica D'Angelo in difesa dell'ingegnere Bruno Santoro,
all'epoca responsabile della divisione 1 del ministero delle
Infrastrutture. "In 144 giorni di direzione non avrebbe potuto
fare altro rispetto a quello che ha fatto. C'era anche il
progetto di retrofitting in fase di approvazione al ministero.
Cosa poteva fare Santoro? Qualsiasi cosa avesse fatto non
avrebbe in alcun modo risotto o impedito il crollo", hanno detto
in aula.
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