"Siamo passati da eroi ma la
pandemia ha evidenziato che senza una buona sanità pubblica, che
ha retto grazie all'abnegazione del personale medico e
amministrativo, il Paese rischia di trovarsi in difficoltà".
Diego Seggi, segretario e responsabile sanità di Fp Cgil
riassume così le motivazioni del presidio che si è tenuto
davanti alla Prefettura di Genova, e in tante piazze italiane,
del personale del comparto sanità e delle funzioni locali. Al
centro la richiesta di intervenire su molte voci della busta
paga, alcune ferme da 10 anni, la valorizzazione delle
professionalità e la contrattazione integrativa, nonché un piano
di assunzioni straordinario. "Stiamo aspettando la messa a
regime del personale in uscita di concorsi per 250 Oss e per 750
infermieri - continua Seggi - ma la sofferenza degli organici è
iniziata ben prima della pandemia e pensiamo che serva un 30% in
più, almeno 1500 nuove assunzioni per andare a regime". "Siamo
in piazza per tutelare i diritti dei lavoratori pubblici, della
sanità e degli enti locali - aggiunge Carlo Benvenuto,
segretario di Uil Fpl Genova - che negli anni di pandemia sono
stati sempre presenti. Lavoratori che hanno diritto a un rinnovo
contrattuale, scaduto nel 2018, e che chiedono risorse adeguate
per rideterminare le indennità". Al centro delle richieste il
patto, fatto a marzo con il governo, per il lavoro pubblico.
"Chiediamo il rispetto di questo patto - conclude Gabriele
Bertocchi, segretario regionale Cisl Funzione pubblica - che
vuol dire far avere un contratto degno sia ai lavoratori delle
autonomie locali che a quelli della sanità. Servono risorse per
portare questi operatori, circa 23 mila solo in Liguria, ad
avere uno stipendio a livello di quelli europei perché con una
media di 1.500 euro quelli italiani sono i meno pagati in
Europa".
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