Sono 39 le persone indagate, oltre
alla società Rina (il Registro navale italiano), nell'ambito
dell'inchiesta sulle false certificazioni rilasciate a navi
passeggeri e mercantili. L'inchiesta, coordinata dal pubblico
ministero Walter Cotugno, sta per essere chiusa. Il 30 maggio è
stata fissata l'udienza stralcio per decidere quali
intercettazioni usare. Dopo di che il pm deciderà quali
eventuali posizioni stralciare e invierà gli avvisi di
conclusione indagine.
Tra le persone indagate oltre a funzionari e dipendenti del
Rina ci sono anche funzionari all'epoca della Capitaneria di
porto, capitani della flotta Jolly della compagnia Messina,
oltre a dipendenti della stessa società. Le accuse, per tutti,
sono di falso in atto pubblico perché nonostante guasti e
problemi riscontrati sui mercantili sarebbero state rilasciate
comunque le certificazioni di sicurezza. Gli indagati sono
difesi dagli avvocati Giuseppe Giacomini, Luca Robustelli, Paolo
Frank, Sonia Borgese, Cesare Fumagalli, Mario ed Enrico Scopesi,
Giada Orsini, Daniele Venturini, Romano Raimondo.
Tra gli indagati anche Roberto Paoloni, il comandante che il
sei maggio 2013 urtò la torre piloti a Genova con la Jolly Nero
causando la morte di nove persone. L'inchiesta sulle false
certificazioni era nata proprio nel corso delle indagini sul
disastro. Gli investigatori della guardia di finanza avevano
scoperto così il giro di certificazioni "aggiustate". Paoloni è
stato condannato dalla Cassazione in via definitiva ma la corte
d'appello deve rideterminare la pena. Secondo il pm Walter
Cotugno, la nave, certificata dal Rina e ispezionata dalla
capitaneria, era salpata con le carte truccate e piena di
apparecchi guasti. Nel 2017 due funzionari della Capitaneria
erano stati sospesi mentre due ingegneri del Rina erano finiti
ai domiciliari.
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