"Non esistono studi quantitativi
sulle tipologie di insulti o sui destinatari di insulti sui
manifesti elettorali quindi è impossibile sapere se siano più le
donne colpite o meno. Ma l'insulto scritto sul manifesto
elettorale, così come la caricaturizzazione della faccia del
candidato sono fenomeni che ci sono sempre stati". Lo ha detto
all'ANSA Luca Sabatini, docente di UniGe e esperto di web
communication commentando l'aumento esponenziale di insulti
sessisti che si sta verificando sui cartelloni elettorali di
alcune candidate alle prossime Comunali in Liguria. Ultima in
ordine di tempo a essere 'colpita' con alcune volgarità una
candidata della Lega.
"E' però possibile dire - continua Sabatini - che 'grazie' ai
social media esista più attenzione e maggior dibattito e quindi
emulazione. L'immagine di un manifesto elettorale imbrattato con
una scritta sessista viene offerta a una platea decuplicata che
lo può commentare e replicare all'infinito, spingendo verso un
fenomeno emulativo. In più si può dire che la società è
cambiata. I due anni di pandemia hanno acuito i conflitti,
incrementato la difficoltà tra persone e fatto emergere una
maggiore aggressività non diretta. Tutto questo si ritrova
soprattutto nelle liti sui social che non diventano mai reali.
Ecco, la scritta sul manifesto è come un insulto sui social ma
ancora più 'nascosto', ha sdoganato la voglia di scrivere
insulti" che, in fondo "è la cosa più semplice per svilire il
proprio avversario".
Nel caso delle donne "anche se non esiste una evidenza
scientifica che indichi preponderante l'attacco alle donne
piuttosto che agli uomini" si può dire che "mentre l'insulto al
candidato maschio è in genere di tipo politico anche se non
mancano frasi discriminatorie relative a etnia o preferenze
sessuali, per le donne resta più facile attaccarle con parole
sessiste" proprio perché "se ne vuole svilire non il ruolo
politico ma quello personale". Tutto questo "è l'evidenza di un
degrado culturale incredibile"
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