L'amministratore delegato di Aspi Roberto Tomasi sarà testimone dell'accusa nel processo sul crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Il suo nome, insieme a quello di altri 177 testi, è contenuto nella lista che i pm hanno depositato oggi in vista della prima udienza del 7 luglio. Il nuovo amministratore delegato, simbolo del nuovo corso della società, testimonierà contro i vecchi vertici Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti.
Oltre a Tomasi sono stati citati come testimoni della procura anche Gianni Mion, l'ex presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton. E poi gli ex ministri Antonio Di Pietro e Graziano Delrio, tutti quelli che si occuparono dei lavori di retrofitting negli anni '90 della pila 11, gli investigatori, i consulenti, i testimoni oculari. Citato Placido Migliorino, ispettore del ministero a capo della Vigilanza sulle Concessioni e Maurizio Morandi, il figlio del progettista del viadotto.
Sono imputate 59 persone, tra ex vertici e tecnici di Aspi e Spea, dirigenti ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari e del Provveditorato. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fecero nulla. A processo oltre agli ex vertici e tecnici di Aspi e Spea andranno anche funzionari e dirigenti dell'ex ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato. Aspi e Spea sono invece uscite dal processo patteggiandocirca 30 milioni.
Tomasi, si legge nella lista testi depositata dalla procura in vista dell'inizio del processo sul crollo del ponte Morandi, dovrà testimoniare sul "suo ruolo e sue funzioni in Aspi", i "controlli sulla sicurezza delle opere d'arte della rete, gli "esiti delle ispezioni" e il "confronto di tali esiti con quelli evidenziati da Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) prima del crollo", l'"andamento dei voti pre e post-crollo" e le "ragioni dell'estromissione di Spea dalle attività di sorveglianza e ispezione". A Mion, invece, i pm chiedono di testimoniare sui "suoi rapporti con Castellucci e la famiglia Benetton", oltre che su "ogni dichiarazione resa in indagini". L'ex presidente di Edizione, era stato sentito nel corso delle indagini ed era stato anche intercettato. Ai Benetton dava degli "inetti" e sottolineava la politica del risparmio nelle manutenzioni per aumentare gli utili mentre nelle sommarie informazioni al pm aveva detto che gli allora vertici di Aspi erano a conoscenza del difetto costruttivo del viadotto ma che nonostante ciò sceglievano di "autocertificare" le condizioni di sicurezza della struttura. Tra le persone citate a testimoniare anche Luigi Firillo, l'autista del camion della Basko diventato simbolo della tragedia dopo essere rimasto sulla carreggiata a pochi metri dalla voragine.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA