"I due incidenti probatori, quello
sulle condizioni e quello sulle cause del crollo, sono validi,
nessun diritto alla difesa è stato violato. Anzi, siamo stati
eccessivamente garantisti". È quanto ha detto, in sintesi, il
sostituto procuratore Massimo Terrile nel corso delle sue
repliche alle eccezioni sollevate dalle difese nelle scorse
settimane nel processo per il crollo del ponte Morandi (14
agosto 2018, 43 vittime).
Le iscrizioni nel registro degli indagati "non sono state
tardive ma ragionate - ha continuato il pm -. Le difese ci hanno
contestato di non avere indagato a pioggia tutti e subito,
dicendo che così gli incidenti probatori non sono validi. Ma il
processo non è mica una tombola. Abbiamo iscritto quelle persone
per cui abbiamo riscontrato un quadro indiziario serio. Non
siamo mica Nembo Kid".
E' vero che gli indagati del secondo blocco "hanno
partecipato in corsa al primo incidente probatorio - ha
continuato Terrile - ma hanno partecipato nel pieno
contraddittorio al secondo. E i due incidenti sono scollegati
tra loro".
A inizio mattinata ha invece parlato il pm Walter Cotugno
che ha sottolineato come "le difese hanno potuto leggere,
esaminare e avere copia di quanto acquisito dall'accusa, a costo
zero, con mezzi semplici e intuitivi". Domani finirà di parlare
l'accusa e poi inizieranno le parti civili sempre sulle
questioni preliminari. Sono 59 le persone imputate tra ex
dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava
delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del
ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere
pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando
circa 30 milioni di euro. Secondo l'accusa tutti sapevano delle
condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla seguendo la logica
del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai
soci.
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