Alberto Scagni, l'uomo di 42 anni
che ha ucciso a coltellate la sorella Alice sotto casa il primo
maggio "è seminfermo" di mente. È quanto stabilito da Elvezio
Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola
Faggioni. Il perito ha depositato la sua relazione e verrà
discussa il 3 novembre. "Alberto Scagni - trapela da fonti
investigative - è portatore fin dalla prima età adulta di un
grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico
e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze
psicoattive (alcol e cannabis). Non è affetto da schizofrenia.
Al momento dell'arresto non era in condizione critica da
astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l'esistenza
di una cronica intossicazione". "Scagni ha una infermità
mentale per cui la sua capacità di intendere e volere risultava
grandemente scemata ma non del tutto esclusa. È capace di stare
in giudizio".
A questo punto l'uomo, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e
Maurizio Mascia, potrà ottenere uno sconto di pena. Non è
escluso che possa farsi interrogare e alla luce
dell'interrogatorio i suoi legali potranno chiedere in futuro
una nuova perizia.
Dopo l'omicidio la procura aveva aperto un fascicolo per
omissione. Anche i genitori, tramite l'avvocato Fabio Anselmo,
avevano presentato in procura un esposto per omissione di atti
d'ufficio e morte come conseguenza di altro reato. I familiari
hanno puntato il dito contro le omissioni delle forze
dell'ordine e della dottoressa della Salute mentale. Per mamma e
papà sarebbero stati sottovalutati gli allarmi e le richieste di
aiuto: se fossero stati ascoltati e se si fosse intervenuti,
Alice si sarebbe salvata.
Scagni aveva ucciso la sorella, madre di un bimbo di un anno e
4 mesi, perché voleva più soldi dalla famiglia. Nella denuncia,
i genitori avevano riperso l'escalation di violenza prima
dell'omicidio: dai pugni contro la casa della nonna in piena
notte e il tentato incendio della porta dell'anziana, fino alla
telefonata di minacce fatta ai genitori sette ore prima
dell'omicidio. "Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci
siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia", aveva
accusato Antonella Zarri, mamma dei due ragazzi.
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