La Liguria è maglia nera tra le
regioni del Nord-Ovest per il lavoro sommerso. A fotografare il
fenomeno sono le analisi di Unilavoro Pmi Savona sui dati Istat
degli ultimi dieci anni che mostrano un tasso di irregolarità
nel lavoro dell'11,8% rispetto alla media delle regioni Nord
Ovest che è del 10,2%, mentre la media nazionale è del 12,6.
"La Liguria è costituita prevalentemente da micro e nano
imprese composte da 2 o 3 dipendenti al massimo che i titolari
non riescono più a mantenere, ecco il motivo per cui si rischia
l'insinuarsi di forme di lavoro irregolare se non la chiusura
definitiva dell'attività". ha spiegato il segretario generale di
Unilavoro Pmi Savona Emiliano Martino.
"Un'altra parte di colpa è additabile al Reddito di
cittadinanza, per molti più allettante rispetto a un lavoro. Di
fatto, sebbene condivida il principio dei sussidi statali,
concepiti per aiutare coloro che si trovano in situazioni di
reale difficoltà, non condivido e condanno il meccanismo di
quella che si sta trasformando a tutti gli effetti in una misura
che sta favorendo la tendenza nei percettori a prediligere
occupazioni brevi, saltuarie e soprattutto sommerse. A questo
proposito cito anche le occupazioni stagionali che in Liguria
abbondano dato il peso che il turismo riveste nella regione".
Il settore delle costruzioni è quello più interessato dal
fenomeno: il tasso di lavoro irregolare ha raggiunto il 15,8%,
superiore alla media del Nord-Ovest (11,5%) e anche alla media
nazionale (15,4%).
"Ritengo importante evidenziare che lavoro sommerso e
sicurezza sul lavoro sono spesso le due facce di una stessa
moneta - ha concluso Martino -, per questo il sistema è da
rivedere con urgenza partendo dai controlli che nella nostra
regione scarseggiano. Invertire la rotta si può, sicuramente
incentivando le assunzioni con l'azzeramento dei costi per le
aziende, quantomeno per un periodo iniziale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA