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Ponte Genova: pm, nuova perizia non serve

Ponte Genova: pm, nuova perizia non serve

Muore uno dei 59 imputati, era ex ispettore Anas

GENOVA, 15 novembre 2022, 16:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   "Per valutare la sicurezza di un ponte non si fa la media. Secondo noi non serve a nulla andare a vedere i lati degli stralli che non si sono rotti, non porta a nulla". È quanto detto, in sintesi, dal pubblico ministero Walter Cotugno nel corso dell'udienza per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Oggi la procura ha spiegato perché secondo loro una nuova perizia sui reperti mai analizzati, chiesta la settimana scorsa dall'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, sarebbe inutile. "Non esiste uno stato generale di conservazione - ha detto il pm - in particolare modo per la valutazione della sicurezza".
    L'accusa ha anche ritenuto irrilevanti diversi testi citati dalle difese: dal mental coach di Paolo Berti (ex numero due di Aspi), passando per professori universitari, consulenti e commercialisti. I legali hanno sottolineato come invece la procura abbia prodotto documenti che non avrebbe dovuto depositare, inutilizzabili e illegittimi. "O ci si consente di esaminare le richieste di prove presentate dalla procura (60-90 mila), e ci vogliono almeno due-tre mesi di tempo, ma non chiediamo rinvii, oppure bisognerebbe restituire in blocco gli atti ai pm e far fare a loro una selezione e produrre i documenti mettendo il tribunale e le parti nelle condizioni di valutarne l'ammissibilità" ha spiegato l'avvocato Ceresa Gastaldo.
    All'udienza di oggi è stato comunicato al tribunale che uno degli imputati è morto. Sì tratta di Stefano Chini, ex responsabile dell'attività ispettiva di Anas. Sono così diventate 58 le persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni di euro. Secondo l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci. L'udienza proseguirà domani mattina.
   

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