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Genova nell'Ottocento apre con eccellente concerto

Genova nell'Ottocento apre con eccellente concerto

Ieri sera al Carlo Felice Verdi, Donizzetti e Puccini

ROMA, 15 marzo 2025, 09:05

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Genova nell'Ottocento" è il progetto culturale che varato dal Comune impegnerà associazioni, istituzioni, musei per tutto l'anno in iniziative musicali, letterarie, artistiche.

E ieri sera al Carlo Felice si è svolto il concerto inaugurale introdotto da una prolusione di Raffaele Mellace docente di storia della musica all'Università di Genova.
    Mellace si è soffermato sui rapporti fra Verdi e Genova, ricordando le due case scelte dal compositore per i suoi inverni in città (Palazzo Sauli in Carignano e Palazzo del Principe), la tranquillità cercata e trovata in un ambiente che lo lasciava vivere senza assillarlo, favorendo la sua straordinaria creatività.

In questi giorni, ha ricordato, è in scena "Falstaff" e Genova è stata la seconda città a ospitare l'estremo capolavoro verdiano, subito dopo il debutto alla Scala, tanto che una pasticceria chiamò Falstaff una brioche con glassa. Poi il concerto incentrato su Verdi, Donizetti e Puccini. Protagonisti tre eccellenti cantanti: il soprano Maria Agresta, il tenore Francesco Demuro e il baritono Gabriele Viviani. Al pianoforte il bravissimo Michele D'Elia , che ha saputo accompagnare con intelligenza, duttilità, splendido fraseggio. Maria Agresta, voce straordinaria, verve da grande attrice, ha regalato una magistrale interpretazione della Desdemona verdiana con "La canzone del salice" e l'accorata "Ave Maria" per poi dialogare con intensità drammatica in una scena dal "Simon Boccanegra" con Viviani e concludere con il magnifico duetto con il tenore nel terzo atto della "Boheme". Il tenore Demuro, emissione generosa e apprezzabilmente duttile in Puccini ancor più che in Verdi si è fatto applaudire nell'"Elisir d'amore" in "Traviata" e in "Luisa Miller".
    Gabriele Viviani ha mostrato tutta la sua verve nei pezzi di insieme con i colleghi ed è stato un magnifico Jago in "Credo in un Dio crudel" risolto con veemenza e perfetta scansione. Un ben concerto insomma concluso dai tre cantanti con due bis divertenti e divertiti , "Me voglio fa 'na casa" e il brindisi da Traviata" in cui alle previste voci di soprano e tenore si è aggiunto spiritosamente il baritono. Un unico appunto sul programma. Trattandosi di inaugurare "Genova Ottocento" forse sarebbe stato interessante inserire anche qualche brano legato alla nostra città, un autore genovese, ad esempio, oppure i due brani che Puccini compose per altrettanti giornali genovesi, "Sole e amore" e il Valzer pianistico poi riciclato in "Boheme". Pochissimo pubblico, purtroppo, applausi calorosissimi e meritati.
   

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