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Sbarcati da Life Support di Emergency 35 profughi

Sbarcati da Life Support di Emergency 35 profughi

Comandante Pugliese, finalmente sono al sicuro

GENOVA, 21 marzo 2025, 11:14

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ieri sera, alle ore 23, le 35 persone soccorse dalla nave Life Support di Emergency sono sbarcate nel porto della Spezia.

I naufraghi viaggiavano su un gommone sovraffollato che già stava imbarcando acqua e sono stati portati in salvo lunedì 17 marzo con un intervento nelle acque internazionali della zona Sar libica.
    "Siamo arrivati a La Spezia dopo oltre tre giorni di navigazione in cui le condizioni meteo non sono state sempre favorevoli, con onde alte e venti forti - ha detto Domenico Pugliese, comandante della Life Support -.

Lo sbarco si è concluso senza difficoltà grazie alla collaborazione con le autorità e finalmente ora i naufraghi sono al sicuro a terra.
    Mentre ci prepariamo per la prossima missione non possiamo che augurare a tutti il meglio per la loro vita futura." I naufraghi, tutti uomini ad eccezione di una donna, una bambina e cinque minori non accompagnati, erano partiti dalle coste libiche e provengono prevalentemente dal Sudan, un Paese in cui imperversa una guerra cruenta di cui Emergency stessa è testimone. Proprio in Sudan, infatti, Emergency è tuttora presente con il Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum dove ha operato gratuitamente più di 10mila pazienti provenienti da 33 Paesi diversi. Offre, inoltre, assistenza pediatrica nei suoi centri di Khartoum, Nyala, Port Sudan e visite cardiologiche nelle cliniche di Atbara, Kassala e Geddaref.
    "Nei giorni di navigazione che sono stati necessari per raggiungere il porto di sbarco abbiamo avuto modo di ascoltare le testimonianze di tante persone soccorse che scappavano dalla guerra - afferma Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della Life Support -. Un ragazzo del Sudan ci ha raccontato di aver lasciato il proprio villaggio per raggiungere Khartoum, dove ha iniziato anche l'università. Ma poi gli scontri e le violenze della guerra tutt'ora in corso sono diventati sempre più diffusi, il padre è stato torturato e lui per non rischiare la vita ha deciso di andarsene. Così dalla capitale ha raggiunto l'Egitto a piedi, per poi continuare fino in Libia, sognando l'Europa. Ha tentato tre volte la traversata del Mediterraneo: la prima volta il mezzo su cui viaggiava è stato intercettato dalla cosiddetta Guardia costiera libica ed è finito in carcere, la seconda per il meteo cattivo sono dovuti tornare indietro, la terza è stato un viaggio spaventoso ma è stato soccorso dalla Life Support".
   

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